martedì 9 aprile 2019
Un lettore pone una questione seria anche se confonde le cause di incandidabilità fissata per legge con la revisione del codice della Commissione Antimafia
Escludere l'«impresentabilità» per razzismo e odio etnico-religioso
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Caro direttore,
mi risulta che M5s e Lega abbiano deciso di modificare il codice relativo all’incandidabilità degli esponenti politici, eliminando dall’elenco tutti i reati connessi all’istigazione a delinquere per motivi razziali, etnici, religiosi e all’apologia di fascismo. Quindi oggi grazie all’intervento del leghista Cantalamessa e del grillino Giarrusso, se tra i motivi delle condanne figurano la propaganda razziale o l’apologia di fascismo, queste non contano più e si può diventare tranquillamente parlamentare della Repubblica. Vorrei sapere per favore se questa bella trovata del 'governo del cambiamento' corrisponde al vero. Grazie

Giorgio Tacconi

Gentile signor Tacconi,
lei riassume la questione correttamente nella sostanza, tuttavia i contorni della stessa meritano di essere meglio definiti, anche perché presentano un curioso 'effetto paradosso'. E poiché il direttore mi invita a risponderle, sono lieto di poterlo fare. Innanzi tutto, va precisato che
non stiamo parlando delle norme sulla incandidabilità, introdotte a più riprese da leggi dello Stato, in ultimo dalla legge anticorruzione del 2012 (cosiddetta legge Severino, dal nome del ministro della Giustizia allora in carica). Il codice al quale lei fa riferimento è un testo di autoregolamentazione messo a punto dalla Commissione parlamentare Antimafia, così come accadde nella scorsa legislatura, in base al quale le forze politiche si impegnano a non candidare alle elezioni di ogni livello - amministrative, regionali, politiche, europee - elementi cosiddetti impresentabili, ovvero coloro che abbiano riportato condanne o abbiano processi di rilievo in corso per i reati elencati. Si tratta, ovviamente, dei delitti di stampo mafioso, ai quali nella nuova stesura sono stati aggiunti quelli contro la pubblica amministrazione (recependo il contenuto della legge cosiddetta 'Spazzacorrotti' approvata dall’attuale maggioranza di governo), di caporalato e contro l’ambiente. Come vede, né nella versione originaria del codice né in quella emendata figurano i reati di apologia del fascismo o istigazione all’odio razziale. Tuttavia, su iniziativa del Movimento 5 Stelle è stato inserito anche il cumulo delle condanne: chi ha collezionato condanne penali per un totale superiore ai 4 anni non andrebbe candidato (il condizionale è d’obbligo e più avanti vedremo perché). Per il 'cumulo' è stata però prevista una deroga relativa a quelli che sono stati definiti «reati d’opinione». In realtà, si tratta della diffamazione e delle norme della legge Mancino su «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa». Ed eccoci all’'effetto paradosso' di cui accennavo all’inizio: questo tipo di reati non era previsto, ma è stato escluso – con l’emendamento da lei ricordato – nel momento in cui si è deciso di estendere le cause di incandidabilità! Una circostanza che, effettivamente, dà molto da riflettere, considerando le discusse e reiterate prese di posizione su quei temi (in qualche caso seguite da condanne) di esponenti della Lega. Così si mettono al riparo, anziché cercare di arginarle, certe derive che sanno tanto di razzismo, proprio in un periodo storico in cui purtroppo sembrano abbondare. Le modifiche al codice di autoregolamentazione sono state approvate dalla Commissione e dovranno ora essere votate dalle Camere. L’intenzione è di procedere al via libera a breve, in tempo per la formazione delle liste per le elezioni europee del 26 maggio. E lo stesso presidente dell’Antimafia Nicola Morra (M5s), replicando alle proteste del Pd, ha osservato che «il testo si può sempre migliorare ». Vedremo. Per ora vale la pena di precisare che tali regole non sono vincolanti per i partiti né, tanto meno, per le liste civiche che si presentano alle elezioni locali. Infatti, puntualmente, a ridosso di ogni tornata elettorale la commissione Antimafia si ritrova a vagliare le liste e segnalare gli impresentabili che non avrebbero dovuto essere candidati. Ecco perché, come le dicevo, il condizionale è d’obbligo.

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