Quelle «assenti» al Sinodo sui giovani
venerdì 2 novembre 2018

Caro direttore, domenica 28 ottobre ho avuto la possibilità di condividere attraverso i media televisivi la celebrazione in San Pietro della chiusura del Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani. Un evento davvero straordinario con la partecipazione di giovani provenienti da tanti Paesi che per circa un mese si sono trovati in Vaticano per discutere delle attuali problematiche del mondo giovanile, delle sue grandi potenzialità e sfide. Tutta la celebrazione è stata un inno di gioia e di riconoscenza al Signore, un grande evento che contraddistingue una Chiesa desiderosa di incontrare e dialogare con i giovani, speranza del domani.

Ma mentre le immagini scorrevano sullo schermo televisivo, come attestazione della gioia di tutti i fedeli presenti, soprattutto del gruppo dei giovani provenienti da tutto il mondo, che hanno partecipato come uditori al Sinodo, a loro dedicato, il mio pensiero andava lontano, alle tante giovani donne dall’Africa, 'assenti'. Pensavo soprattutto alle diverse migliaia di giovani donne straniere che, di giorno o di notte, sono costrette dai loro sfruttatori a vendere sulle nostre strade il loro giovane corpo, insieme ai loro sogni, alla loro giovinezza, speranza e dignità. Queste giovani donne, che per tanti anni ho incontrato di notte sulla romana Via Salaria, provengono soprattutto da Paesi africani, precedentemente evangelizzati dai nostri missionari che hanno superato fatiche e sofferenze per annunciare un Vangelo di fratellanza, rispetto e dignità. Ma purtroppo che cosa hanno trovato nei nostri Paesi così detti, evoluti e con princìpi cristiani? Non posso dimenticare le loro tristi storie di sofferenza e sfruttamento a me raccontate insieme alle loro paure, da loro mascherate con un chiasso superficiale. Un atteggiamento inconscio, per nascondere il loro timore e lo sdegno contro una società all’avanguardia, in cui tutto si può comperare, anche il corpo di una minorenne. Quante storie di sfruttamento e sofferenza ho ascoltato dai loro racconti che, come donna e missionaria, mi hanno indignata e incoraggiata a continuare il mio servizio missionario, non più in Africa, dove avevo speso 24 anni della mia vita, ma nel mio Paese cattolico, dove mi trovo a lavorare in difesa e protezione della dignità di queste giovani donne.

Oltre all'esperienza della strada, ho l’onore e la gioia di vivere, ogni sabato, un nuovo sevizio con giovani straniere che aspettano di sapere quale sarà la loro sorte, al Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di Ponte Galeria. Durante la celebrazione ricordavo, dunque, le 70 giovani di diverse nazionalità che ho potuto incontrate ieri in questo Centro. Ogni sabato pomeriggio un gruppo di 12 religiose di diverse congregazioni, provenienti da diversi Paesi, che parlano diverse lingue, interloquiscono con loro, con loro pregano e le consolano. Da 15 anni, visitiamo ogni sabato questo Centro di detenzione, freddo e squallido, dove entrando si notano solo sbarre di ferro e cemento armato. In linea con quanto emerso dal Sinodo, invito gli stessi giovani a condannare questa terribile realtà della tratta di esseri umani, sia per lo sfruttamento sessuale di tante giovani donne vendute e comperate come merce, come pure per lo sfruttamento lavorativo di giovani immigrati che chiedono sicurezza e lavoro, mentre invece trovano disprezzo e vivono in situazioni disumane. Sono cosciente che queste forme di sfruttamento di tante centinaia di migliaia di giovani varia da Paese a Paese e non avviene solo in Italia, ma sono certa che tutte queste categorie di giovani sfruttati in modi e situazioni diverse attendono dalla Chiesa, madre e maestra, una parola di speranza e liberazione rivolta in particolare a loro. A papa Francesco, ai nostri vescovi e ai rappresentanti dei giovani di tutto il mondo, presenti a questo grande evento di Chiesa, vissuto con attenzione ai nuovi segni dei tempi, giunga il nostro grazie e l’auspicio che tutti i giovani del mondo possano essere i prossimi costruttori di una umanità nuova dove al centro ci sia la persona, di ogni razza e lingua e insieme costruire una società senza schiavitù e sfruttamento.

*Suora missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione 'Slaves No More'

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