L’annessione non può essere la soluzione
martedì 9 giugno 2020

Gentile direttore,
qualche intellettuale organico ai think-tank di Netanyahu e Trump ha definito una «letterina » la nostra missiva a Giuseppe Conte in merito all’annessione israeliana di un altro pezzo di terre palestinesi. Siamo 70 parlamentari italiani impensieriti da un possibile nuovo “fatto compiuto” che incendia la Terra Santa. Ci aggiungiamo a centinaia di parlamentari di altri Paesi europei. Certo, c’è chi pensa che non ci siano «territori palestinesi» né che siano mai stati illegalmente occupati.

Rivendicano un’idea ottocentesca fatta di nazionalismo vecchia maniera, tutto sangue e terra, ideologismi coloniali e rapporti di forza brutali. Le classi dirigenti raccolte intorno a Netanyahu accampano una continuità millenaria del controllo di Israele sulle terre che va ad annettersi. Ma la Cisgiordania non è mai stata sotto controllo dello Stato di Israele prima del 1967. Fu una conquista militare. Decine di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu non hanno mai riconosciuto la sovranità israeliana sulle terre occupate. Un caposaldo del diritto internazionale proibisce l’annessione di territori con la forza: è l’art. 2, par. 4 della Carta Onu. Se ai vertici del governo d’Israele si disconoscono queste norme, non significa che non esistano.

Negli accordi di Oslo, l’Autorità Nazionale Palestinese ha riconosciuto lo Stato di Israele, ma il blocco di potere che governa quest’ultimo ha riempito i territori di coloni armati, muri, blocchi stradali per segregare ed espropriare la popolazione araba autoctona. Gli insediamenti coloniali infrangono l’art. 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra: «La potenza occupante non potrà mai procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della propria popolazione civile sul territorio da essa occupato». Ma un binomio di ruspe e soldati lo fa ogni giorno. Così la soluzione “due Stati per due popoli” non va più. Rimane un “prendere o lasciare” calato sulla testa dei palestinesi, senza trattativa.

Lo Stato palestinese immaginato da chi vuole l’annessione non è quello del Diritto internazionale. È un limone spremuto, una terra residuale ritagliata apposta per non funzionare: le aree annesse hanno confini che rendono discontinua e impossibile la connessione interna delle comunità, mentre il vero “sovrano” resta Netanyahu. Il nostro appello risuona positivamente presso diverse organizzazioni israeliane che non vogliono che le vie pluriconfessionali di uno Stato moderno siano definitivamente dismesse dall’ideologia vetero– nazionalista e militarista dell’estrema destra israeliana dominante. L’Italia è sempre stata sensibile, e ha su questo il rispetto dei popoli mediterranei. È dunque nostro interesse non dare alcun futuro ai sogni violenti di nessun oltranzista.

capogruppo M5s alla Camera

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