martedì 6 agosto 2013
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Come sempre, caro professore, il ragionamento qui sopra proposto​ non fa una grinza. Soprattutto perché il rischio liberticida ancora contenuto nel ddl Scalfarotto–Leone (dal nome del parlamentare del Pd che ne porta la responsabilità e del suo collega del Pdl che l’ha condivisa) è noto ed evidente, anche se – non mi stanco di ripeterlo – sottovalutato e addirittura ignorato in modo tanto strano quanto ostentato sia nel mondo dell’informazione sia in altri ambienti intellettuali solitamente assai reattivi e impegnati a difesa della libertà di pensiero e di opinione.
Ma a tutto ciò che abbiamo già scritto sul tema, vorrei aggiungere una sottolineatura. Infatti, la progettata e specialissima tutela penale per le persone omosessuali che si punta ad attuare in una società libera e tollerante come la nostra attraverso le norme sull’«omofobia» minaccia di introdurre un problema (di non poco conto) di sperequazione tra cittadini. Non mi sembra così insensata la ribellione di tutti coloro che non accettano l’idea che uno schiaffone (o un odioso insulto) a me o a mia moglie pesi e valga meno di uno rifilato – che so? – all’onorevole Scalfarotto o a Vladimir Luxuria. E poi, su questa strada, perché non anche una tutela speciale per alcune distinte inflessioni dialettali in vario modo denigrate? Contro la sicilianofobia o la lombardofobia... E in tempi di ricorrenti e feroci atti anti-femminili perché non regolarsi (e regolare ulteriormente) di conseguenza?
Vedo e prevedo che questo dibattito produrrà nella totalità dei cittadini non quel senso di rispetto per tutti che è frutto di buona educazione e di civiltà, ma un sentimento di fastidio e persino rigetto del “privilegio” preteso da alcune lobby ed elargito solo ad alcuni. E non mi stupirebbe, caro professore, se un testo di legge maldestro, congegnato sbilenco, costruito grazie a silenzi compiacenti e per di più esaminato nottetempo finisse dritto dritto davanti alla Consulta.​​​​​​
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