La mano dura e l'elastico
martedì 21 settembre 2021

La Russia di Vladimir Putin sembra avere una fervida attenzione ai processi elettorali. Dovunque si svolgano. La relazione dell’Intelligence americana nel 2017 diceva testualmente: «Il presidente russo ha ordinato una campagna di condizionamento, nel 2016, rivolta alle elezioni presidenziali statunitensi. Gli scopi della Russia erano quelli di minare la fiducia del popolo nel processo democratico degli Stati Uniti e di denigrare il segretario di Stato Hillary Clinton». È di queste settimane la denuncia dell’attivismo del gruppo di comunicazione RT Deutsch, sostenuto dal Cremlino, nella campagna elettorale tedesca in vista del voto di domenica prossima. Soprattutto su Facebook, video e informazioni di tenore No-vax e di propaganda per l’estrema destra dell’Afd hanno raggiunto decine di milioni di tedeschi. Se all’estero l’obiettivo è creare instabilità e un clima favorevole alle posizioni di Mosca, sul fronte interno lo scopo è quello di perpetuare il dominio dell’attuale blocco di potere.

Le elezioni parlamentari svoltesi da venerdì a domenica hanno visto tuttavia aumentare lo zelo con cui gli apparati statali si sono prodigati per orientare i risultati, puntando molta della propaganda sulle presunte interferenze straniere. In Russia, i prezzi degli alimenti salgono e i salari reali sono in calo (la povertà colpisce 20 milioni di persone, un settimo della popolazione), la corruzione dilaga facendo precipitare il consenso effettivo per il partito del presidente, Russia Unita, dato alla vigilia a un minimo del 27%. Mantenere alla Duma la maggioranza dei due terzi necessaria per emendare la Costituzione (le ultime modifiche sono recenti), anche in vista della scadenza nel 2024 del mandato di Putin, era quindi un risultato da non mancare. Le opposizioni e molti osservatori, per quanto sia possibile 'osservare' in modo indipendente oggi in Russia, hanno denunciato irregolarità sistematiche. Negate recisamente dal governo.

La strategia dei vertici del Partito è cominciata con l’epurazione dalle liste dei deputati non entusiasti e disciplinati, come Oksana Pushkina – assai combattiva in Parlamento per i diritti delle donne e contro le violenze domestiche (iniziative per le quali è stata vittima di campagne denigratorie) – sostituita da un cantante. Niente di illegale nel perseguire l’omogeneità e la fedeltà al leader. Diverso invece l’accanimento contro il principale oppositore, almeno per notorietà internazionale: Alexey Navalny. Il suo passato non è forse cristallino, ma il suo presente è quello di un perseguitato politico, in prigione dopo un tentativo non ancora chiarito di avvelenamento.I sostenitori di Navalny hanno creato una app per il 'voto intelligente': sostanzialmente, una mappa per trovare il candidato che aveva più possibilità di sconfiggere quello di Russia Unita, qualsiasi ne fosse il partito di provenienza. Infatti, per il 60% il suggerimento andava a favore del Partito comunista.

Prima, la piattaforma, realizzata fuori dai confini, è stata hackerata e molti di coloro che l’avevano scaricata si sono visti recapitare false indicazioni o minacce. Successivamente, la polizia è andata a bussare ad alcuni elettori chiedendo di sporgere denuncia contro il gruppo di Navalny per la fuga di dati. Una forma di intimidazione che è culminata nella richiesta a Google e Apple di rimuovere dai loro store online l’applicazione, in quanto 'illegale'.

I due giganti della tecnologia si sono adeguati, riducendo così la portata dello strumento. L’ossessione nazionalistica è l’arma che funziona meglio: testate giornalistiche, singoli reporter e organizzazioni della società civile come il Levada Center sono stati ufficialmente definiti 'agenti stranieri'. Sorte capitata alla Ong Golos un mese prima del voto. I suoi volontari hanno denunciato ieri «immissioni irregolari di schede, votazioni multiple o votazioni per altre persone, corruzione di elettori e dipendenti statali costretti a votare mentre erano al lavoro » (il settore pubblico impiega un terzo di tutti i lavoratori).

Una ritorsione per essere finiti nella lista nera o l’iscrizione era mirata a screditare chi testimonia i brogli? Il voto elettronico introdotto per la prima volta in alcune città, i candidati doppi con lo stesso nome e gli ostacoli posti alle candidature scomode avrebbe fatto il resto nel tenere alte le preferenze per Russia Unita. Secondo un audio pirata pubblicato dalla 'Novaya Gazeta', vi sarebbero state riunioni con i responsabili dei seggi sulle modalità con cui 'aggiustare le schede' in modo da dare al partito di Putin una quota prestabilita. In tutto questo, anche facendo la tara alle accuse, rimane il dubbio che lo zelo sia stato fin eccessivo. Lo zar del Cremlino, infatti, gode ancora di autentica popolarità per l’afflato patriottico e di potenza, mentre il Partito comunista, seconda forza, non è certo un pericolo (alla Duma spesso ha votato con Russia Unita).

Probabilmente, si voleva mantenere l’immagine di un sistema senza crepe e può avere giocato un ruolo il timore che dalla Bielorussia possa estendersi un contagio delle proteste. Niente di davvero nuovo, dunque. Usa ed Europa non sono sorpresi e continueranno a fare l’elastico con Mosca, secondo le circostanze e le convenienze. Ma non dimenticare cos’è la sedicente democrazia russa è un dovere che va al di là della realpolitik.

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