mercoledì 14 aprile 2021
La società transalpina scossa dalle rivelazioni di Camille Kouchner nel libro "La familia grande". Una commissione d’inchiesta e due proposte di legge
Incesto, "processo" alle élites del '68. E Duhamel infine confessa
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Il politologo francese Olivier Duhamel ha ammesso "in parte" le accuse mosse contro di lui, ovvero di aver abusato del figlio 14enne della compagna all'inizio degli anni Ottanta, in un interrogatorio da parte della polizia per la protezione dei minori che indaga sul caso aperto dalle rivelazioni di Camille Kouchner, la sorella gemella della vittima, nel libro "La Familia grande". Duhamel ha parlato di "un errore grande e imperdonabile". "Victor", come è stata identificata la vittima, ha presentato una denuncia lo scorso 26 gennaio dopo che nel 2011 era stata archiviata una inchiesta per la stessa accusa. Duhamel è stato ascoltato come testimone e non potrà essere perseguito per la prescrizione.

Correva l’autunno 1985, quando il più nichilista dei cantanti francesi maudit, Serge Gainsbourg, scalava la hitparade transalpina fino al secondo posto, restando in classifica per 14 settimane. Titolo del nuovo motivo? Lemon incest, ovvero, in inglese, 'incesto al limone'. Una torbida provocazione lanciata sfruttando un videoclip in cui Gainsbourg duetta con la figlia Charlotte, all’epoca 14enne, mostrata a letto assieme al padre. Questi porta i pantaloni dello stesso pigiama di cui l’adolescente indossa solo la camicia. Lo scorso 2 marzo, i media francesi hanno rievocato la figura di Gainsbourg per i 30 anni dalla morte. Ma la Francia di oggi ripensa alla provocazione del 1985 avvertendo, come mai prima, un brivido glaciale lungo la schiena.

In queste settimane, come speravano da anni le associazioni per la difesa dei diritti dell’infanzia, ad attirare l’attenzione generale non sono più le provocazioni esibizionistiche alla Gainsbourg. Ma per la prima volta, la voce e le ferite di chi è finito davvero nelle sabbie mobili dell’incesto, restandone marchiato per sempre. Una piaga di cui la Francia scopre con sgomento l’ampiezza insospettata. A inizio anno, la classifica dei libri più venduti è stata dominata dal racconto autobiografico La Familia Grande (Seuil), scritto da Camille Kouchner, oggi 45enne, figlia d’una coppia celeberrima: quella composta dal french doctor, nonché ex ministro, Bernard Kouchner e dalla politologa Éveline Pisier (scomparsa nel 2017), musa della sinistra sessantottina e un tempo ammiratissima nei caffè di Saint-Germain-des-Prés, anche per via d’una love story, risalente agli anni Sessanta, con un certo Fidel Castro.


Dopo il caso Duhamel, nuove denunce portano alla luce una piaga diffusa e con radici nella banalizzazione della sessualità Sotto accusa lo sguardo di una stagione

Camille Kouchner racconta retrospettivamente il calvario domestico vissuto, proprio alla fine degli anni Ottanta, dal fratello gemello, di cui per pudore tace il vero nome. Una vita dilaniata regolarmente dalle fauci ben dissimulate d’un orco raffinatissimo e al di sopra d’ogni sospetto. Si tratta infatti del celebre costituzionalista Olivier Duhamel, oggi 70enne, che Éveline Pisier sposò in seconde nozze, dopo il divorzio con Kouchner. Ancora pochi mesi fa, Duhamel, ex eurodeputato socialista, appariva come il più intoccabile dei baroni accademici transalpini, saldamente al timone della Fondazione nazionale delle scienze politiche — che controlla l’esclusiva Sciences Po, fucina della classe dirigente — e del club Le Siècle, temuto cenacolo del gotha politico-intellettual-finanziario. Ma di colpo, la fortezza s’è sbriciolata. Indagato su decisione della Procura di Parigi, Duhamel si è allontanato da ogni carica, trascinando con sé, nella scarpata, il direttore di Sciences Po, Frédéric Mion. Anche questi era al corrente, come altri, nel quadro di ciò che molto assomiglia a un tacito patto del silenzio fra potenti.

In La Familia Grande, l’incesto è soffertamente dipinto come l’oscuro dietro le quinte d’una vasta 'tribù' familiare e d’amici che si mostra sempre «ilare e folle di libertà». La scenografia del dramma è uno scintillante «falansterio» di vecchi presunti sognatori utopisti, ovvero la lussuosa villa in Costa Azzurra dove Duhamel amava riunire d’estate gli amici e conoscenti dell’intellighenzia parigina. Un luogo da 'sinistra al caviale' dove «certi genitori e figli si baciano sulla bocca», o ancora dei giovani imitano «scene di sesso davanti ai genitori», mentre altri «sono offerti alle donne più mature».

Che il 'caso Duhamel' sia solo la punta d’un iceberg è parso presto evidente. Nella scia dell’uscita del libro, il ramo francese dedicato all’incesto dell’hashtag 'Me-Too' continua a raccogliere centinaia di testimonianze. Fra gli altri casi di celebrità, si può citare quello dell’attore e regista Richard Berry, 70 anni, contro il quale ha appena sporto denuncia la figlia primogenita, accusandolo d’incesto, stupro, aggressioni sessuali, corruzione di minorenne. Grande scalpore pure nel caso di Marc Pulvar (scomparso nel 2008), sindacalista della Martinica a lungo mitizzato, accusato ora d’essere «un mostro» pure dalla figlia Audrey, nota ex giornalista televisiva migrata in politica, non direttamente fra le vittime. «Assistiamo a un’uscita della società dal- l’omertà», ha riassunto Isabelle Aubry, autrice del libro choc autobiografico «La prima volta, avevo 6 anni…», ormai presidente di Face à l’inceste.

Proprio quest’associazione ha commissionato nei mesi scorsi a Ipsos un sondaggio, da cui risulta che il 10% degli intervistati si dice vittima di trascorsi incestuosi. Un dato divenuto un pugno allo stomaco per una Francia che fatica a riconoscersi allo specchio, anche se certi esperti invitano a considerare il sondaggio con prudenza. Da un’estrapolazione di dati a partire da una ricerca più generale dell’Ined (Istituto nazionale di studi demografici), la piaga affiora a proposito del 2,5% di donne e dello 0,3% d’uomini. In ogni caso, numeri di scala ben superiore rispetto alle statistiche giudiziarie più recenti dell’Ondrp (Osservatorio nazionale della delinquenza e delle risposte penali), da cui risultano 4.341 vittime ufficiali d’incesto nel triennio 2016-2018.

Secondo l’Ined, l’identikit dell’orco è proprio maschile (salvo rari casi), inchiodando in primis per frequenza, come nel 'caso Duhamel', la figura del patrigno, seguita da quelle dello zio e del padre. Le bambine e ragazze sono più spesso vittime, rispetto ai loro coetanei. Inoltre, il flagello riguarda tutti i ceti sociali. Di fronte all’ampiezza delle rivelazioni, il governo corre ai ripari. Una commissione d’inchiesta indipendente (Ciivise) di 20 membri, guidata dall’educatrice Nathalie Mathieu e dal magistrato Edouard Durand, raccoglierà nuove testimonianze di vittime per poi presentare un rapporto con raccomandazioni per una lotta più efficace. Da parte sua, il guardasigilli Éric Dupond-Moretti ha chiesto alle procure l’apertura automatica d’indagini, in caso di denuncia. In Parlamento, invece, sono in discussione due bozze di legge che hanno in comune un punto cruciale: in caso d’incesto, passa a 18 anni la soglia penale del consenso, ovvero l’età della vittima al di sotto della quale è illecito, per l’avvocato dell’accusato, sostenere argomenti difensivi volti a dimostrare una relazione non forzata.


Il problema sembra riguardare, nelle vesti delle vittime, il 2,5% delle donne francesi e lo 0,3% degli uomini. L’identikit dell’orco è maschile, più spesso un patrigno, uno zio o il padre

«La svolta in corso s’oppone finalmente a un certo libertarismo fin qui prevalente riguardo alla sessualità», ci dice Aude Mirkovic, docente all’Università d’Évry e presidente dell’associazione dei Giuristi per l’Infanzia: «Negli anni Settanta, avevamo visto numerose personalità pronunciarsi a favore della pedofilia, considerata come l’ultima tappa della liberazione sessuale. Ma anche in seguito, pure nel quadro di programmi pubblici che erano ufficialmente d’informazione, è proseguito un certo incitamento implicito alla sessualità dei minori. Di fronte a queste forme molteplici di banalizzazione della sessualità, è stato necessario un lavoro di riconquista e ricostruzione. Così, molti scoprono ora che la sessualità è una questione più seria di quanto si dicesse».


La giurista per l’infanzia Aude Mirkovic: «La svolta in corso s’oppone finalmente a un certo libertarismo fin qui prevalente»

Per la giurista, dunque, l’ideologia libertaria che fece di nichilisti come Gainsbourg dei divi non può essere disgiunta dalle cupe voragini su cui la Francia apre ora gli occhi: «Denunciare oggi l’incesto è un’ottima cosa. Ma non ne usciremo senza promuovere sinceramente una cultura del rispetto di sé e dell’altro. Nel libro di Camille Kouchner, si vede bene che l’incesto non è giunto per caso, ma che è stato favorito da tutto un contesto di sessualità senza più freni. Per proteggere l’infanzia, dobbiamo rivedere la nostra riflessione collettiva sulla sessualità. Il bambino non è un adulto in miniatura, ma un essere che si sta costruendo. Non è lecito applicare ai minori gli schemi degli adulti».

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