La fede illumina i passi sulla via della giustizia: non si usa, ci usa
venerdì 3 aprile 2020

Caro direttore,
ha fatto in questi giorni discutere la recita congiunta di una preghiera, avvenuta durante un popolare programma di Canale 5 condotto da Barbara D’Urso, del leader della Lega Matteo Salvini. Nelle polemiche generate da quest’evento è mancata una distinzione dei problemi, concentrandosi solamente sulla bontà o meno del programma. Se da un lato la conduttrice, la quale non ha certamente bisogno della recita di una preghiera per conquistare il proprio pubblico, ha agito in maniera spontanea concedendo, in una dimensione pubblica, un pezzo della sua vita privata, probabilmente alla politica dovrebbe essere consigliata più accortezza. Nella conduttrice, al di là del gradimento che si può avere o meno per un programma, non si può che ravvisare l’autenticità di avere portato tale dimensione con naturalezza e senza malizia, come essa stessa aveva fatto, pur senza recite, nella diretta di alcuni giorni prima in occasione della potente benedizione di papa Francesco in una piazza San Pietro vuota. Un gesto spontaneo che andrebbe letto per quello che è, come anche lei ha fatto capire in una sua risposta a un lettore. La politica ha però il dovere, questo sì, di non “strumentalizzare” il messaggio potente della preghiera; ha il dovere, qualunque sia la parte dove ci si schiera, di non appropriarsi dei simboli religiosi brandendoli come arma di parte. In questo sta la differenza, in quello che diceva Agostino: «Il dovere della preghiera si adempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrime che con i discorsi».

Francesco Scoppola Roma

Siamo pienamente d’accordo, caro amico. Gli statisti e i grandi politici credenti – ce ne sono stati, eccome! –, quelli che il proprio cristianesimo sanno viverlo e non solo proclamarlo, sanno anche rispettare simboli e preghiere. La nostra fede, qui e ora, illumina i passi su un cammino di giustizia e umanità. Mi viene da dire che “non si usa”, ma se siamo sinceri per il bene “ci usa”.

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