martedì 3 dicembre 2019
Un lettore vuol capire se qualcosa è cambiato per i profughi e migranti trattenuti nel Paese nordafricano o che riescono a mettersi per mare verso le sponde europee. Non è cambiato nulla
Un centro di detenzione in Libia (Ansa)

Un centro di detenzione in Libia (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Gentile direttore,
dopo la lettera aperta del Tavolo Asilo al Governo e al Parlamento del 30 ottobre 2019, in cui si chiedeva l’annullamento del Memorandum Italia-Libia del 2017, mi chiedo, e vi chiedo, quale sia attualmente la situazione del flusso di profughi e migranti verso l’Italia, ovvero se tale Memorandum sia stato modificato o annullato, oppure sia stato automaticamente rinnovato, alla scadenza del 2 novembre, per altri tre anni. In definitiva, qual è, attualmente, la situazione dei profughi e migranti che vengono via mare dalla Libia in Italia?

Claudio Conforti Roma

Grazie per la sua lettera, gentile signor Conforti, anche a nome del direttore che mi incarica di risponderle. Lei ci dà, infatti, l’occasione di annunciare per i prossimi giorni altri approfondimenti di “Avvenire” sulla Libia e sugli accordi tra Italia ed Europa, da una parte, e il Governo di Tripoli, dall’altra. Intese che nel caso del nostro Paese hanno preso la forma di un Memorandum of understanding, cioè un documento giuridico che sancisce accordi bilaterali, siglato con la Libia nel 2017. Formalmente gli accordi sono in vigore fino al 2 febbraio 2020 ma vi era tempo fino al 2 novembre 2019 per “sospenderlo” anche unilateralmente oppure “denunciarlo”, una procedura tecnica che nel diritto internazionale indica la volontà di una della parti di rimodularne i contenuti. Il clamore delle inchieste giornalistiche condotte specialmente su queste colonne (in particolare a proposito del caso Bija, tra i protagonisti dell’opaca “trattativa” con esponenti delle milizie libiche) l’attuale Governo italiano ha deciso proprio entro la scadenza del 2 novembre di avviare «le procedure per rimodulare i contenuti» dell’accordo, come ha spiegato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, con l’obiettivo dichiarato di migliorare le condizioni dei campi di prigionia dei migranti, «in vista della chiusura di quelli attualmente esistenti – ha spiegato sempre la responsabile del Viminale – per giungere progressivamente a prevedere strutture gestite direttamente dall’Onu». A quanto sappiamo, alcune di queste aspirazioni vengono considerate velleitarie proprio dal Governo di Tripoli. L’accordo non è sospeso, dunque, ma è oggetto di un negoziato. E occorrerà vigilare, e come opinione pubblica premere, perché la revisione del Memorandum non sia un’altra occasione sprecata. Specialmente per la situazione di migranti e profughi ancora presenti in quel Paese in guerra. Le condizioni di queste persone, anche secondo le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale dell’Aja, non sono affatto migliorate e restano molto gravi e spesso drammatiche. Qualunque cosa si dica o si taccia per calcolo politico, per opportunità o per opportunismo, questo lo sanno tutti quelli che hanno il potere di cambiare uno stato di cose intollerabile. Lo sanno in Europa e altrove, e ovviamente lo sanno particolarmente bene a Roma, nel Governo e sui banchi (di maggioranza o di opposizione) del Parlamento.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI