Italia sulla via più sensata
sabato 4 settembre 2021

In questa lunga lotta contro il coronavirus il nostro Paese e l’intera comunità mondiale stanno segnando diversi punti a favore, anche se il cammino per la definitiva vittoria sarà ancora lungo e difficile. Innanzitutto, l’Italia, grazie a politiche basate sull’evidenza scientifica, quali una intensa campagna vaccinale e l’introduzione allargata del Green pass, sta tenendo sotto controllo l’epidemia, evitando un rialzo esponenziale dei casi e limitando il numero di ospedalizzazioni e di morti, purtroppo però ancora numerosi. Il tutto conciliando salute e ripresa economica, grazie anche a un incremento importante della produzione industriale e del turismo, che quest’estate ha fatto registrare un boom di presenze di turisti italiani, ben 23 milioni a cui si aggiungono 6 milioni di turisti stranieri.

La prossima riapertura delle scuole genera però alcune preoccupazioni, come confermato anche da quello che è successo in Scozia e in Germania che hanno già iniziato le attività da qualche settimana e che, nonostante le importanti attività di prevenzione, hanno visto un forte rialzo dei casi. Se l’obbligo di vaccinazione del personale scolastico appare una misura confortante, rimane ancora bassa la percentuale di studenti vaccinati al di sopra dei 12 anni e, soprattutto, non può essere ancora protetta con la vaccinazione la popolazione scolastica al di sotto di questa età, lasciando alla variante Delta del virus ampi spazi di propagazione. Rispetto al ceppo originale di Wuhan questa variante è enormemente più contagiosa, con una carica virale fino a mille volte superiore e, purtroppo, con un più elevato rischio di ospedalizzazione.

Emblematico è il caso di un concerto all’aperto in Cornovaglia in cui su 50mila ragazzi partecipanti se ne sono infettati più di 5mila, semplicemente stando accanto l’uno all’altro; figuriamoci cosa potrà succedere quando un’analoga concentrazione avverrà in spazi chiusi. Per questo è necessario, e su questo siamo ancora una volta in ritardo, ampliare le misure preventive, a partire dal rafforzamento dei trasporti pubblici, per continuare con l’uso quanto più diffuso delle mascherine e l’igiene delle aule scolastiche, che dovrebbero essere tutte dotate anche di strumenti di monitoraggio dell’aria per favorire la tempestiva e sistematica aerazione dei locali.

Altri punti importanti a favore della lotta al coronavirus in Italia sono i ripetuti pronunciamenti dei tribunali amministrativi contro i pretestuosi ricorsi di singoli e di associazioni contro l’introduzione del Green Pass, riconosciuto come importante strumento di tutela della salute e garanzia di libertà di movimento per i cittadini vaccinati, guariti o certamente negativi al virus.

A livello internazionale sono degni di nota tre eventi. Il primo è la positività dei primi risultati del vaccino Pfizer in bambini tra i 5 e gli 11 anni: se questo verrà confermato avremo un importante strumento per proteggere anche questa fascia d’età, presumibilmente a partire dai primi mesi del prossimo anno. Il secondo è l’inaugurazione del Centro di intelligenza epidemica e pandemica dell’Organizzazione mondiale della sanità a Berlino, grazie a un importante finanziamento da parte della cancelliera Merkel: è la prima volta che in un unico centro confluiranno i dati sulle malattie infettive epidemiche da tutti i Paesi del mondo e questo consentirà un’azione più rapida e coordinata.

L’ultimo, ma non per importanza, è il lavoro per il rafforzamento delle disposizioni legislative e dei regolamenti internazionali per tutelare la salute della popolazione mondiale. L’Italia, insieme ad altri 25 Paesi ed a tutta l’Unione Europea, è promotrice di un nuovo Trattato Pandemico Mondiale per evitare o per rispondere più efficacemente alle prossime pandemie. Sarebbe un cambiamento epocale.

Rimangono, anche se ridimensionati nella loro numerosità e nel loro impatto, alcuni punti negativi. Innanzitutto, la piccola ma rumorosa e talvolta violenta frangia di attivisti no-vax, purtroppo corteggiata da alcuni irresponsabili politici e organi di stampa che ne amplificano le assurde e talvolta demenziali rivendicazioni. Questo non ha particolari effetti sulla maggioranza della popolazione, che ormai marcia verso l’80% di protezione vaccinale, quanto su una minoranza di soggetti "esitanti" che corrono il rischio di pagare a caro prezzo l’adesione a false notizie, ad esempio sulla pericolosità dei vaccini, che sono invece l’unico presidio di salute e libertà per l’uscita dall’emergenza pandemica. Attualmente la stragrande maggioranza dei ricoverati in ospedale e dei morti per la malattia è di non vaccinati.

Ma quello che grava più di tutti sul futuro della lotta alla pandemia è l’enorme diseguaglianza nella distribuzione dei vaccini. La quasi totalità delle dosi somministrate è stata infatti distribuita esclusivamente nei Paesi ricchi, Europa e Nord America in primis. Meno del 10% della popolazione africana e asiatica risulta attualmente vaccinata e questo non solo è ingiusto, ma è deleterio per tutti, perché da al virus la possibilità di selezionare ulteriori e più pericolose varianti.

L’Oms ha chiesto di non procedere alla terza dose nei Paesi ricchi prima di aver somministrato la prima dose ad almeno il 50% della popolazione mondiale, ma se questo appello è comprensibile dal punto di vista etico non lo è dal punto di vista scientifico.
Ormai è certo che l’immunità conferita dal vaccino non è permanente e che è necessario riproteggere i soggetti vaccinati, a partire da quelli fragili, entro l’anno dalla prima dose, pena il riemergere di focolai epidemici.

È quello che è successo in Israele, Paese tra i primi a proteggere la propria popolazione, che è attualmente alle prese con un riacutizzarsi dell’epidemia sia nei soggetti non vaccinati sia in quelli vaccinati a gennaio e febbraio scorsi.
È un rischio che il nostro Governo ha deciso di non correre, come recentemente ribadito dal presidente del Consiglio Draghi che ha esplicitamente indicato la vaccinazione, eventualmente anche obbligatoria, e il Green pass come strumenti essenziali per la lotta al coronavirus e per la conciliazione delle esigenze di salute e di prosperità della nostra comunità nazionale e che si è contemporaneamente impegnato ad incrementare il numero di vaccini per i più poveri, a partire dai rifugiati afghani e da tutti i migranti che arrivano nel nostro Paese. È la via giusta.

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