sabato 27 agosto 2022
La grande scienziata Amalia Ercoli-Finzi nell’antica villa padronale del Varesotto ritrova il silenzio e la meditazione scrutando a occhi nudi astri e costellazioni
Amalia Ercoli-Finzi

Amalia Ercoli-Finzi - Imagoeconomica

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In un romanzo giallo ispirato a lei è la 'Signora delle comete' e in effetti i corpi celesti li conosce da vicino, tanto che un asteroide, laggiù tra Giove e Marte, porta il suo nome. Amalia Ercoli- Finzi, la prima donna nella storia italiana ad essersi laureata in ingegneria aeronautica (aerospaziale non esisteva ancora), quando su 650 iscritti al corso del Politecnico di Milano le ragazze erano solo 5, nella sua lunga vita ha raggiunto traguardi eccezionali: un teorema porta il suo nome, ha progettato strumenti che sono atterrati su una cometa e oggi a 85 anni è ancora in forza come consulente di prestigio per l’esplorazione di Marte. I successi di Amalia Ercoli-Finzi, nata a Gallarate nell’aprile del 1937, non sono solo nello spazio ma anche su questa terra: ha cresciuto 5 figli con l’amatissimo marito Filiberto Finzi, un 'grande' ingegnere, con il quale c’è una vera e propria affinità elettiva tanto che lei, femminista ante litteram, ne ha voluto ufficialmente prendere il cognome. E con la stessa appassionata e indefettibile energia ora coltiva la relazione con 7 nipoti dai 23 anni ai pochi mesi di vita.

In questa estate così calda, la professoressa Ercoli-Finzi soggiorna nel suo 'luogo dell’anima': una grande villa di famiglia, con le facciate in pietra, austera e severa ma di grandissimo fascino, immersa in un bosco in provincia di Varese, nel paesino di Marzio, 307 anime a 750 metri di altitudine a poche centinaia di metri dal confine con la Svizzera, fra la Valganna e la Valceresio. Qui la 'signora delle comete' la sera si siede nel terrazzo che si affaccia sul grande parco punteggiato da aiuole di rododendri, azalee e oleandri che lei stessa ha piantato, e insieme al marito scruta il cielo.

«Ho un telescopio, ma mi piace osservare le stelle a occhio nudo. In questo periodo si vede bene il triangolo estivo, Vega, Deneb e Altair, e poi anche Cassiopea. Non c’è niente come guardare il cielo perché i nostri problemi appaiano insignificanti... », racconta. L’asteroide 'Amaliafinzi', scoperto nel 1996 e intestatole nel 2018, è invece impossibile da vedere: viaggia lontanissimo, a 400 milioni di chilometri da noi, ma «è bravo e non dà fastidio alla Terra». La casa è una antica villa padronale della famiglia del marito, dove la giovane Amalia Ercoli veniva già a studiare con l’allora fidanzato per preparare insieme gli esami della sessione autunnale, talvolta seduti su una panchina nel mezzo del bosco. il luogo che scandisce le tappe importanti della sua vita.

’antica casa nel bosco al confine con la Svizzera tanto cara alla scienziata Amalia Ercoli-Finzi

’antica casa nel bosco al confine con la Svizzera tanto cara alla scienziata Amalia Ercoli-Finzi - .

È qui che il primogenito ha iniziato a reclamare la sua venuta al mondo, per poi nascere in un ospedale di Milano dopo una precipitosa discesa a valle. È qui che chi vuole, della grande famiglia Ercoli-Finzi, bussa alla porta, ed è sempre ben accolto. In una grande stanza foderata di boiserie c’è una collezione straordinaria: decine e decine di gagliardetti di altrettante conferenze che la professoressa ha tenuto in tutto il mondo. E se la grande vil-È la di Marzio è il regno personale e intimo di questa donna gioiosa che tutto il mondo invidia all’Italia e che conserva l’entusiasmo e la passione di una 20enne, è pur vero che lei si sente cittadina del mondo, se non dello spazio intero.

«Durante l’anno risiedo a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, ma trascorro molto tempo a Milano, per lavoro, e poi viaggio. Sono stata a incontri e conferenze in Canada, quasi al Circolo Artico, e poi in Sudafrica, fin dove dicono si possa vedere il Polo Sud – racconta, indicando le sue memorabilia raccolte nello studio della villa di Marzio –. Il mondo è il mio orizzonte, dovunque io sia mi sento parte dell’umanità», dice. E anche oltre, nell’infinito dello spazio: un trapano progettato da lei nell’ambito della Missione Rosetta (2004-2016) è 'atterrato' sulla groppa della Cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. E l’instancabile docente di Meccanica orbitale, ora in pensione ma ancora ascoltatissima, collabora a studi sulla possibilità di atterraggio di un equipaggio umano su Marte e sulla realizzazione di un orto botanico sulla Luna...

Ma alla fine Amalia Ercoli-Finzi è qui che ritorna, nei boschi tra l’Italia e la Svizzera. «Qui io sono felice anche se in questo paesino non c’è praticamente nulla: la chiesa e qualche ristorante, niente più. Qui posso stare in silenzio con me stessa, e meditare, e il pensiero può diventare un lavoro. Io e mio marito ci sediamo in terrazza, la sera, guardiamo il cielo e parliamo delle grandi questioni che si affacciano alla nostra età: il senso della vita, il destino degli uomini, cosa ci sarà dopo la vita... E come quando ero bambina, mi piace collegare le stelle in cielo con dei segmenti di retta e immaginare di camminare da una stella all’altra, in un viaggio senza fine». Sessant’anni di matrimonio, una vita scandita dalla stessa passione per la fisica, per le stelle e per la lettura, dalla stessa curiosità per la ricerca, dall’interesse per tutto ciò che riguarda le cose ultime. «Eppure, non riesco a convincermi di essere vecchia... A chi mi chiede se ho fede, rispondo di sì: io sono una donna di fede, una fede ragionata che non entra in conflitto con la scienza e la logica e che mi è stata, ed è, di grande conforto nei momenti difficili. Non mi sento mai sola perché so che Qualcuno pensa a me».

La testa tra le nuvole Amalia ce l’ha sempre avuta, ma a modo suo: bambina dai molti 'no' perché «solo con i no una femmina riusciva ad affermare la sua volontà», adolescente che smontava e rimontava le biciclette con grande disinvoltura, giovane donna ispirata nelle sue scelte professionali da quel primo volo, nel 1961, che portò Jurij Gagarin e tutta l’umanità nell’era spaziale. E poi femminista antesignana nel lavoro e in famiglia (è stata presidente del Comitato Pari Opportunità del Politecnico di Milano), con l’appoggio di un marito devoto e altrettanto appassionato dei più nascosti reconditi della fisica. Spesso Amalia si astrae nei suoi pensieri, ma in realtà non si smarrisce mai. La madre, ricorda la scienziata, la richiamava a tavola quando la vedeva con il cucchiaio sollevato, immobile, lo sguardo assente. «Ho sempre avuto questa capacità di estraniarmi – racconta –. Una volta, a causa di un ritardo di un treno dovetti stare un’ora nella sala d’attesa di una stazione.

Lì, nella confusione rumorosa, ho scritto un lavoro scientifico importante». Un difetto, ebbene sì, la professoressa lo ammette: non ama stare ai fornelli: «I miei figli sono in credito di tanti piatti cucinati bene – confessa –. Ma in compenso hanno avuto la libertà di scegliere ciascuno la propria strada, senza costrizioni ». E un’altra cosa: non è una di quelle nonne che assicurano il baby sitteraggio due giorni a settimana. Lei è più una 'nonna d’emergenza': se c’è bisogno, nonna Amalia c’è. E chissà che belle storie di comete, pianeti e galassie lontane sa raccontare ai suoi nipoti, seduti nella grande terrazza di una villa padronale tra i boschi del Varesotto.

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