Inseguimento spericolato
martedì 31 agosto 2021

Quanto peserà nelle urne il 10-12% di italiani che non vogliono essere vaccinati? E fino a quando alcuni leader di partito e di sindacato continueranno a cavalcare la composita e spesso schiumeggiante onda 'No-vax'? Sono questi i niente affatto silenti interrogativi 'politici' dell’estate italiana che volge al termine. Interrogativi non proprio degni di un Paese civile, evidentemente. È paradossale lo scenario che si apre, proprio adesso che la campagna vaccinale ha messo nel mirino «quota 80» (la percentuale di italiani da vaccinare entro fine settembre, secondo il piano Figliuolo). Più ci si avvicina al traguardo, più certi distinguo si fanno tenaci. Il risultato è a portata di mano, eppure si assiste al tentativo di alcuni di smarcarsi e defilarsi.

Nelle ultime settimane, lo sport preferito nel dibattito su obbligo vaccinale e Green pass sembra diventato quello di calciare la palla in tribuna. Così per Matteo Salvini e, più ancora, per Giorgia Meloni, capi delle due anime di una destra sovranista accreditata dai sondaggi della maggioranza relativa nel Paese. Così anche per Maurizio Landini, segretario di quella Cgil che è l’'ultima grande casa comune della sinistra'.

Si straparla all’insegna del che se ne occupino altri, non è compito nostro e non è una priorità, e poi non esiste di diritto in nessun Paese europeo. Oppure ci si distingue con un 'sì' all’obbligo della Certificazione verde, ma a patto che si muova il governo, perché non sta a noi dare indicazioni e solo se il tampone per i no-vax sarà gratuito... E via di questo passo. Dichiarazioni dettate dalla voglia per nulla nascosta di compiacere quella fetta piccola ma non irrilevante e piuttosto rumorosa di dipendenti pubblici, giovani e meno giovani, liberi pensatori e nuovi 'cattolici del dissenso' che non ha nessuna intenzione di aderire alla profilassi anti-pandemica.

È un fatto, secondo buona parte della comunità scientifica, che esiste un composito zoccolo duro, appunto tra il 10 e il 12%, che dirà sempre e comunque 'no', a prescindere, alla possibilità di vaccinarsi o, almeno, di sottoporsi a questi vaccini. Tra 'No-vax' e 'Ni-vax', secondo le variopinte definizioni che sono state date al popolo che preferisce astenersi dalle dosi anti-Covid, dovremo insomma fare i conti con una quota, minima ma non residuale, di popolazione che sul tema mantiene una posizione contraria 'senza se e senza ma'.

E che, in qualche caso, come si è visto e come anche ad 'Avvenire' sappiamo bene, non esitano a pressare, insultare e minacciare pure chi fa informazione. Ma è proprio dalle battaglie di principio, che non portano voti ma danno autorevolezza, che si misura la statura degli aspiranti leader.

Nell’ultima settimana, tanto per fare un esempio, la massima autorità americana in materia sanitaria, la Fda, ha approvato in maniera definitiva il vaccino Pfizer/ Biontech, smontando di fatto uno dei cavalli di battaglia della propaganda negazionista, quello per cui il vaccino sarebbe ancora totalmente 'sperimentale' e le persone cui viene via via somministrato sono ridotte a vere e proprie cavie umane. L’ufficialità della decisione Usa è passata quasi sotto silenzio sulla scena politica, e davvero pochi l’hanno valutata come merita. Perché? La sensazione è che le ragioni di consenso abbiano prevalso su quelle della trasparenza. Poter contare sul sostegno, o anche solo sulla simpatia, di minoranze agguerrite che magari scelgono il proprio orientamento partitico sulla base di una battuta, ma che poi pesano in termini elettorali e sociali, fa comodo.

È già stato così in tempi non sospetti, su nodi sensibili come quelli dei costi della politica (ricordate la retorica anti-casta?) e delle migrazioni (prima gli italiani). È un fatto che chi in questo decennio ha insistito a soffiare sul fuoco del malessere sociale, ha beneficiato del voto di minoranze rissose o impaurite sino al punto da acquisire la forza relativa necessaria per andare (o tornare) al governo. Quelle strumentalizzazioni di ieri (e di sempre) erano assurde e pericolose, ma quella di oggi non lo è da meno, e forse anche di più: la salute è bene fondamentale, a maggior ragione con la pandemia ancora in corso. E chi si vaccina è più protetto e protegge di più gli altri, vale la pena ripeterlo.

Eppure si torna a cavalcare la tigre, anzi il coronavirus. Compilando un puzzle di rivendicazioni, bandierine e slogan troppo eterogeneo per essere credibile. Ma per esserlo bisogna saper dire la verità e difenderla, anche quando è una verità piccola e anche a costo di perdere qualche voto.

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