giovedì 10 gennaio 2019
Giuseppe Idà: nessun razzismo, occorre contemperare le esigenze delle famiglie dei migranti e quelle delle famiglie locali. Ma – ribadiamo – contrapporre poveri a poveri non aiuta
Rosarno, sindaco: mai xenofobo. È importante, come aprire gli occhi
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Gentile direttore,
le scrivo relativamente all’articolo di Antonio Maria Mira dal titolo «Rosarno. Case vuote, dovevano essere per gli stagionali. Sindaco: prima gli italiani». 1) Non ho mai pronunciato una frase del genere, anzi sono dell’avviso che in un processo di inclusione, di accoglienza e di integrazione vadano contemperate le esigenze delle famiglie dei migranti e quelle delle famiglie locali, devastate da una crisi economica senza precedenti ormai ridotte sul lastrico a causa del crollo totale dell’economia agrumicola, che ha paurosamente impoverito l’intero territorio. 2) La nostra azione non è condizionata da questioni ideologiche anacronistiche di tipo razzistico e xenofobo che non ci riguardano, anzi sul piano politico siamo attestati sul versante opposto a quello della maggioranza nazionale. 3) La nostra condotta di giovani amministratori è improntata al massimo rispetto dell’azione che il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, sta portando avanti con saggezza, alla ricerca di una soluzione che tenga conto delle diverse necessità. 4) Gli appartamenti di contrada Serricella (30) e quelli di via Maria Zita (6) non sono stati consegnati dalla ditta appaltatrice per cui ancora non può essere pubblicato il bando per l’assegnazione. 5) Facciamo presente che non appena ultimati, previa promessa del presidente della Calabria Mario Oliverio di trovare una soluzione adeguata (contrariamente a quanto stipulato con la Regione dall’ex sindaca Tripodi secondo la quale le case andavano assegnate solo ai migranti), procederemo alla pubblicazione del bando pubblico che terrà conto delle esigenze dei poveri migranti e delle altrettante povere famiglie rosarnesi, senza nessuna forzatura di tipo ideologico, ma solo animati da senso civico e dal buon senso.

Giuseppe Idà sindaco di Rosarno

Innanzitutto sono lieto, gentile sindaco Idà, di poter registrare, anche a nome del direttore, la sua non-condivisione della linea xenofoba «prima gli italiani». Devo poi registrare che lei non nega di essere contrario all’assegnazione ai braccianti immigrati degli appartamenti che invece sono a loro destinati. E infatti in un’intervista a una tv locale ha affermato di aver chiesto alla Regione «che siano convertiti in tutto o in parte per i cittadini rosarnesi ». Anzi, al tg regionale calabrese, ha lanciato una sorta di allarme sostenendo che «destinare solo ai migranti alloggi nuovi che potrebbero in qualche modo ospitare anche cittadini di Rosarno che vivono in condizioni di indigenza potrebbe risultare una forma di razzismo al contrario». Il razzismo è ben altro, avvocato Idà. È quello delle violenze subite dagli immigrati che sono nel suo paese per lavorare e che invece vengono sfruttati. Le case per loro, con finanziamenti europei destinati a loro, sono solo un atto di giustizia. Lei, giustamente, si preoccupa delle famiglie rosarnesi povere. Ma contrapporre poveri a poveri non aiuta. Magari potrebbe chiedere a quei proprietari di case che invece di affittarle ai concittadini le affittano in nero agli immigrati a 100 euro a persona al mese. Infine vedo che non fa alcun riferimento al “villaggio della solidarietà” anch’esso destinato a 120 immigrati e da più di due anni occupato abusivamente da alcuni rosarnesi. Lei sicuramente sa che c’è un’inchiesta della procura di Palmi in corso. E sicuramente ricorda di aver firmato l’8 novembre 2016 un ordinanza di “sgombero immediato”, dando 60 giorni di tempo agli occupanti. Che fine ha fatto? Tollerare l’occupazione potrebbe spingere qualcuno a ripeterla nelle palazzine. Quanto abbiamo visto fa temere che sia già avvenuto. Magari una parola in meno e un controllo in più eviterebbero altri problemi. Non credo di essere l’unico ad aver verificato la situazione sul posto. Oltretutto in una zona tutt’altro che isolata. Inclusione, accoglienza e integrazione si fanno in primo luogo riconoscendo i diritti dei più deboli e fragili, dando a ciascuno il suo, e non facilitando chi agisce illegalmente.

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