mercoledì 31 maggio 2017
Dopo la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2017 che il Papa ha voluto dedicare al "comunicare speranza e fiducia", è l'ora di seminare davvero, sovvertendo un trend che non è senza scelta.
Comunicare (anche) il bene, tocca a noi. Adesso

Agenzia Romano Siciliani/s

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Il compito di coloro che operano nell'ambito delle comunicazioni sociali è parte della missione stessa della Chiesa. «La vita dell'uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti– ha scritto papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale didomenica scorsa, dedicato alla speranza – ma è storia, una storia che attendedi essere raccontata attraverso una chiave interpretativa in grado diselezionare e raccogliere i dati più importanti». Noi cristiani abbiamo il compito di offrire e testimoniare questa «chiave interpretativa» al mondo,affinché gli eventi e i fatti di cronaca che si susseguono non abbiano a spegnere la speranza che è in noi, né a farci sprofondare nel pessimismo.Sicuramente c'è il male nel mondo, e le notizie che ci arrivano attraverso imezzi della comunicazione lo testimoniano, tuttavia il rischio è di dare risalto solo alle brutte notizie fino a far coincidere la notizia con il male stesso. «Certo – continua il Papa –, non si tratta di promuovere una disinformazione in cui sarebbe ignorato il dramma della sofferenza, né scadere in un ottimismo ingenuo che non si lascia toccare dallo scandalo del male», ma non possiamo rassegnarci all'idea che esistano solo cattive notizie o che per essere degne di essere raccontate è indispensabile che le notizie siano negative, com'è stato anche detto nei seminari online curati da WeCa per preparare la Giornata 2017. Piuttosto noi cristiani operatori della comunicazione dobbiamo offrire al mondo la chiave interpretativa della Storia: «La realtà, in se stessa, non ha un significato univoco» ma dipende dallo sguardo con cui viene colta dalla persona che interpreta e racconta. Un cristiano non può prescindere mai dalla fede, dalla speranza e dalla fiducia che illuminano la sua vita: sono queste le chiavi dilettura delle realtà che vive, percepisce, interpreta, comunica e racconta. In altri termini, il cristiano legge gli eventi della vita inseriti in un progetto di salvezza, alla luce della vicinanza di Cristo alla nostra vita, a ogni vita umana. La Storia nella quale siamo immersi non è semplicemente un susseguirsi di eventi che accadono ogni giorno ma nel mistero di Cristo diventano storia di salvezza, hanno un senso, un orizzonte di vita, nell'ambito della quale vanno letti e interpretati. Francesco usa le immagini evangeliche del seme e del lievito per esprimere il rapporto tra questa prospettiva di salvezza, che genera la speranza, e le difficoltà, i segni di morte che accompagnano la nostra vita: «La speranza è la più umile delle virtù, perché rimane nascosta nelle pieghe della vita, ma è simile al lievito che fa fermentare tutta la pasta». Noi dobbiamo comunicare questa energia vitale che, anche se nascosta e spesso messa a dura prova dai fatti, guida la Storia dell'umanità nell'intero Creato verso il compimento di salvezza. Questa è la speranza, questa è la fiducia che dobbiamo testimoniare e comunicare alle donne e agli uomini del nostro tempo.

*direttore dell’Ufficiocomunicazioni sociali della diocesi di Andria

parroco della Concattedrale Basilica San Sabino di Canosa di Puglia

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