Far rinascere la scuola dalla crisi delle nascite
venerdì 27 maggio 2022

Non possiamo pensare che il fenomeno della contrazione demografica che nei prossimi 10 anni ridurrà di più di un milione gli studenti italiani, riguardi solo gli insegnanti. Se fosse solo un problema occupazionale basterebbe diminuire a 15 il numero di alunni per classe (come ha proposto un sindacato pochi giorni fa). Purtroppo quando si parla di questa crisi sembra che questo declino sia inevitabile e che l’unica vera urgenza sia cercare soluzioni per non far perdere posti di lavoro.

Di fronte a un cambiamento così rilevante penso sia invece urgente farsi delle domande su alcune questioni fondamentali che mettono in relazione due aspetti importanti della nostra vita: il desiderio e la propensione a mettere al mondo dei figli, la possibilità di dare loro un’educazione e un’istruzione di qualità. Perché vale la pena mettere al mondo un figlio? Non sono solo le condizioni esterne che incidono su questa decisione, c’è un modo di concepire la propria vita, le relazioni, il lavoro, gli affetti, il futuro che pesano in modo fondamentale su questa 'propensione'. Sicuramente in Italia non ci sono delle norme che incoraggiano i giovani a mettere al mondo dei figli, ma esiste anche una mancanza di senso della positività e della bellezza del vivere che blocca il desiderio di generare nei giovani.

Per chi non ha l’aiuto dei genitori vicini e per il modo in cui si muove il mercato del lavoro è tutto molto difficile e il fatto che sia aumentato al 35,8% il numero dei figli nati fuori dal matrimonio (Istat 2020) è un fatto non banale. Ci sono tanti genitori soli. Negli ultimi 10 anni in Italia il tasso di fecondità è sceso da 1,43 a 1,25 figli per donna, confermando un trend che è stato accelerato dalla pandemia, ma che arriva da molto lontano. Sono una baby-boomer, penso sia ora di chiedersi seriamente che cosa abbiamo comunicato ai nostri figli che sono diventati grandi.

Che cosa hanno respirato in casa e a scuola? Che cosa hanno visto in noi adulti? Per questo il tema dell’educazione è fondamentale, riguarda tutti ed è strettamente connesso al dato sul calo demografico che mette l’Italia all’ultimo posto in Europa. Un Paese non potrà mai promulgare una legge perché «aumenti la propensione delle donne ad avere figli», ma può varare delle norme che facciano pensare alla maternità come a una bella possibilità e non come a una corsa ad ostacoli da evitare. Nazioni come la Germania e la Francia insegnano, ed è la direzione che dovrebbe prendere in modo sempre più deciso il Family Act.

C’è un altro fronte su cui l’Italia potrebbe agire da subito: cogliere l’occasione di questo cambio di scenario demografico per chiedersi come migliorare la qualità dell’alleato più importante che abbiamo nella crescita dei figli: la scuola. Ridurre il numero di alunni per classe non basta per migliorare la qualità della proposta didattica. Il lavoro a piccoli gruppi è importante, sono fondamentali attività didattiche diversificate per valorizzare talenti e accompagnare fragilità, ma tutto dipende da un fattore di cui ci si dimentica sempre: la preparazione e la passione con cui i docenti si relazionano con i propri alunni. Meglio una classe di 25 studenti con un bravo insegnante che una classe di 15 con un docente non all’altezza.

Meglio valorizzare gli insegnanti dal punto di vista professionale e salariale che tenerli in un limbo senza prospettive. Meglio scrivere un codice deontologico per i docenti e definire il loro stato giuridico che lamentarsi perché si introduce la necessità della formazione in servizio per legge senza passare dalla contrattazione sindacale. Perché si sorvola sempre su questi temi, parlando di scuola? Perché parlando di scuola ci si dimentica sempre che le famiglie italiane non possono veramente scegliere la scuola dei propri figli all’interno del sistema nazionale di istruzione che è costituito anche dalle scuole paritarie? Basterebbe utilizzare veramente l’anno di prova per selezionare in ingresso i docenti della scuola statale e allargare quello che prevede il Family act per la fascia 0-6 a tutto il percorso scolastico, per cominciare a cambiare veramente. «Per educare un figlio ci vuole un villaggio», ci ha detto Papa Francesco il 10 Maggio 2014 rivolgendosi a tutta la scuola italiana. È urgente un piano Paese per uscire da questa crisi che prima di essere demografica riguarda il cuore stesso delle nostre famiglie, dei giovani, delle nostre scuole.

Dirigente scolastica

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI