sabato 12 settembre 2020
Una comunità lontana dai clamorosi e ingiusti luoghi comuni, ma che deve fare i conti con l'orrenda uccisione del 21enne
I funerali di Willy

I funerali di Willy - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Caro direttore,

c’è un’altra Colleferro, lontana dal pianto e dal clamore mediatico di questi giorni, ben diversa da quella sorta di "Bronx" della grande periferia romana emerso nella tempesta mediatica seguita all’orrendo assassinio del giovane Willy Monteiro. La vera Colleferro, la mia città, è diversa dall’immagine che su molti media e sui social viene ancora dipinta con aperta sufficienza e pressapochismo pari solo ai toni forti. Anche qualche protagonista della vita quotidiana della nostra comunità, pensando di alimentare una necessaria riflessione, si è lasciato impulsivamente andare a dichiarazioni a effetto, mescolando problematiche reali e luoghi comuni. Così va, oggi! Per questo è utile riportare l’analisi a un contesto più serio e rispondente alla realtà.
Colleferro, poco più di 20mila abitanti, comunità giovane (compirà 100 anni nel 2035) e dinamica, si è sviluppata sulla profonda e forte esperienza del lavoro.

Nei decenni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale è divenuta l’epicentro del maggiore insediamento industriale sull’asse Roma-Frosinone. Negli anni 60 del Novecento contava oltre 10mila addetti nel sistema produttivo locale. Tutti i paesi del circondario ruotavano su tale perno. Tale realtà, tale fatica, tale vocazione ha comportato enormi sacrifici e la comunità locale piange ancora tantissime vittime sul lavoro. I forti cambiamenti socio-economici degli ultimi decenni hanno portato radicali cambiamenti negli assetti lavorativi e relazionali. Per circa due decenni, a partire dalla metà degli anni 90, siamo stati identificati come la "città della monnezza" (discarica, inceneritori, ecc.). Ma anche questa fase è alle nostre spalle, sebbene questa realtà e la forte, e per certi versi incontrollata, industrializzazione degli anni del boom economico abbiano lasciato ferite profonde e cicatrici indelebili sul piano ambientale.

Colleferro, insomma, è lontana mille miglia dal "deserto" sociale e civile che è stato dipinto da qualcuno. È anche un sistema scolastico ricco e variegato, con sedi universitarie e diversi istituti e licei, due musei, auditorium, multisale cinematografiche, notevoli e numerosi impianti sportivi di alto livello, un grande parco cittadino in fase di realizzazione, radicate esperienze associative di volontariato e di carattere culturale, musicale, educativo, sportivo aperte a una moltitudine di persone di ogni età. Nel 2018 è stata Città della Cultura a livello regionale, nel 2021 Città dello Spazio. È teatro, dunque, di una intensa e costante proposta di esperienze di crescita socio-culturale, che vede in primo piano anche il contributo della comunità ecclesiale locale. Non è un caso che il direttore regionale e quello diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro siano di Colleferro.

Ma il dramma di Willy oltre alla vicinanza alla famiglia Monteiro Duarte e alla partecipazione viva e intima a questo immenso dolore, impone un’approfondita e non rinviabile presa d’atto che si tramuti in scossa in grado coinvolgere l’intero territorio e tutte le realtà pubbliche, istituzionali, sociali, associative che vi insistono. Basta quello che è stato costruito sinora? No, non basta: si poteva e si può fare di più. E c’è soltanto un modo per rendere omaggio al sacrificio di Willy: far sì che non venga dimenticato e sia reso utile alla crescita della comunità locale.

Per questo occorre ripartire da un impegno forte e condiviso, da un concreto ed efficace "patto educativo" tra tutti i soggetti responsabili: istituzioni, forze pubbliche, scuola, famiglie, comunità ecclesiale, esperienze associative e di volontariato. Nessuno escluso. Qualche anno fa ci abbiamo provato noi, per primi, proponendo un patto di educazione ambientale, una proposta - ahimè - caduta nell’indifferenza. Oggi rilanciamo il percorso. La nostra è la terra di Leone XIII, il pontefice della Rerum novarum (Carpineto Romano, città natale di papa Pecci dista pochi chilometri da Colleferro). Facciamo nostro l’invito del pontefice lepino: «Ciascuno faccia la parte che gli spetta, senza indugio»!
Direttore regionale di Pastorale Sociale e Lavoro del Lazio

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: