Incomprensibili i «no» a nuove e giuste regole sulla cittadinanza
sabato 14 agosto 2021

Caro direttore,
sono un po’ perplesso e anche scocciato per tutto quanto si sta scrivendo sul tema dello Ius soli-Ius culturae legato alle recenti Olimpiadi! Grato al presidente Malagò di aver fatto emergere il tema, un po’ meno che questo sia legato solo agli sportivi e magari quelli vincenti! Comunque è importante che se ne parli. Resto tuttavia confuso e perplesso che non ci sia unanimità nel riconoscere, se non a certe condizioni, concittadini nati in Italia e cresciuti nell’ambito delle nostre regole e nelle nostre scuole. Mi colpisce sempre che qualcuno voglia “difendere i confini” da numeri, che però sono persone. Inutile dire «aiutiamoli a casa loro» pur sapendo che chi arriva da noi è una minoranza delle persone che migrano, visto che la gran parte resta in Paesi limitrofi alla terra d’origine proprio per non staccarsi dalla propria famiglia, in una speranza di ritorno spesso disattesa. E da noi arriva appunto una minoranza che sembra dare fastidio e viene presentata come funzionale agli interessi di «scafisti e Ong»! Potrebbe essere anche così per gli scafisti, ma escludo le Ong. E la soluzione non è “chiudere i porti”, ma piuttosto creare sistemi e metodi atti ad accogliere, non rifiutare (i corridoio umanitari sono un esempio!) e indirizzare i flussi. Troppo semplice sarebbe dire che chi arriva da noi rappresenta anche e soprattutto un “capitale umano” che può sopperire anche a carenze lavorative nella nostra società che si stanno facendo sempre più evidenti.
Giorgio Mosci, Genova

Una nuova legge sulla cittadinanza che rinnovi quella del 1992 è necessaria e giusta. Lo scrivo e lo dico anch’io da tempo. E sarà sempre troppo tardi, caro dottor Mosci, quando finirà la messa in scena “repulsiva” (e, per toni e modi, spesso repellente) con cui si continua a impedire di riconoscere l’italianità di ragazzi e ragazze nati in Italia o che qui sono arrivati da piccoli e qui hanno studiato. È davvero stridente e doloroso certo stucchevole battere le mani quando i “nuovi italiani” fanno cose indubitabilmente grandi e belle (salvando, magari, i compagni in un bus in fiamme o vincendo medaglie alle Olimpiadi) e sbattere loro in faccia la porta della casa comune quando vivono semplicemente nella nostra realtà la quotidianità dello studio, del lavoro, della fede, della famiglia e dell’amicizia. Proprio come ognuno di noi, con gli stessi doveri, ma con meno diritti. Questa è davvero un’incomprensibile ingiustizia. Io me ne vergogno già adesso, da cittadino esattamente come lei, e sono certo che altri che fanno ancora le barricate contro lo Ius culturae se ne dovranno vergognare a lungo.



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