Decreti (in)sicurezza: ritorno alla Costituzione
mercoledì 22 luglio 2020

Il recente pronunciamento della Corte costituzionale sull’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo ha bocciato un altro pezzo dei cosiddetti decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini, dopo i super-poteri ai prefetti cassati un anno fa.

Con parole nette, la Consulta ha definito la norma in questione «irragionevole», per i suoi effetti discriminatori, e viziata da «irrazionalità intrinseca», giacché contrasta con la finalità di protezione della sicurezza del territorio. Il pronunciamento arriva mentre il governo Conte II è impegnato in complessi negoziati sulla revisione delle controverse misure anti-rifugiati, affidata al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ai gruppi di lavoro e ai tecnici del Viminale.

I vertici del Movimento 5 Stelle resistono, puntano al rinvio, rilanciano l’argomento già molte volte sentito del 'benaltrismo': le priorità degli italiani in questo momento sono altre, gli italiani non capirebbero. Da un anno ricorrono al medesimo ritornello, prima, durante e dopo la crisi del Covid-19. I rifugiati non sono mai una priorità, tranne quando vengono dipinti come una minaccia. Il Pd vorrebbe la riforma, ma non sembra battersi con grande convinzione. Del resto, ha appena condiviso i nuovi finanziamenti alla cosiddetta Guardia costiera libica, opportunamente annacquati nel complesso degli stanziamenti per le missioni militari all’estero. Né può passare sotto silenzio – e infatti su queste pagine non è passata – la lunga attesa di un porto di sbarco per la Ocean Viking. La sentenza della Corte costituzionale fissa almeno due punti, che potrebbero dare slancio ai sostenitori di una profonda revisione dei decreti salviniani: ha confermato che quei testi violano princìpi inderogabili del sistema normativo italiano. Chi li criticava non era un pasdaran dell’accoglienza 'a ogni costo', aveva semplicemente a cuore i valori fondamentali del nostro ordinamento. C’è da scommettere che in assenza di tempestivi interventi legislativi, la Consulta dovrà continuare l’opera di demolizione di pezzi sostanziali dell’architettura pseudo-securitaria concepita dall’ex ministro e leader leghista.

In secondo luogo, la sentenza conferma l’importanza di un sistema giudiziario autorevole e indipendente, per garantire quell’equilibrio dei poteri indispensabile a una democrazia autentica. Un aspetto questo sempre inviso ai nazional-populismi, che vorrebbero trarre dall’investitura popolare «pieni poteri» per manomettere a piacimento le leggi vigenti.

Anche in questo caso, non si tratta quindi di 'difendere i rifugiati', ma di riaffermare valori più fondamentali, essenziali per la buona salute del nostro sistema democratico. Per fortuna anche a Roma c’è un giudice, come nella Berlino di Federico II di Prussia. Quanto alla riforma dei cosiddetti decreti sicurezza, credo che l’attenzione vada concentrata su quattro capitoli prioritari. Il primo riguarda la reintroduzione di qualche forma di protezione, umanitaria o speciale che dir si voglia, per rispondere in modo flessibile a casi che potrebbero non rientrare nei rigidi criteri delle normative sui rifugiati, ma meritano comunque tutela per l’effettiva integrazione avvenuta o per la sorte a cui sarebbero esposte le persone se private di un titolo di soggiorno. Il secondo capitolo si riferisce alla fine della vergognosa criminalizzazione delle Ong che salvano i migranti in mare, stabilendo semmai nuovi accordi con i partner europei sull’accoglienza: mediante negoziati e intese che ai tempi di Salvini ministro sono stati sempre elusi.

In terzo luogo, occorre ripensare le modalità di assistenza nei confronti dei richiedenti asilo, puntando più decisamente (e in modo vincolante) sulla collaborazione tra enti locali, solidarietà organizzata, attori sociali ed economici dei territori. Infine, va cancellato l’odioso raddoppio da due a quattro anni del tempo necessario per l’esame delle richieste di accesso alla cittadinanza, come richiesto giustamente dalle associazioni che rappresentano i giovani di origine immigrata.

Sarebbe un bel viatico di buone ferie veder spuntare la riforma prima della pausa estiva. Un po’ di sana discontinuità politica e di ritrovata continuità costituzionale.

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