giovedì 24 settembre 2015
Sintonia forte e per nulla scontata tra Francesco e Obama
di Vittorio E. Parsi
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Una sintonia non scontata e una cordialità non usuale: è ciò che emerge immediatamente dallo scambio degli indirizzi di saluto che il Pontefice e il presidente degli Stati Uniti si sono scambiati ieri durante la cerimonia di benvenuto nel giardino della Casa Bianca. Soprattutto nelle parole di Barack Obama è particolarmente evidente il desiderio di sottolineare i tanti punti comuni tra l’agenda presidenziale dell’ultimo scorcio del secondo mandato e l’agenda papale. Le preoccupazioni per la pace e la libertà religiosa, insieme a quelle per la salute del pianeta e il riconoscimento del ruolo svolto dalla Chiesa cattolica e dal Papa per combattere e alleviare le sofferenze degli ultimi, anche all’interno della società americana, sono stati i temi presenti nel discorso del presidente.Giustizia sociale ed equità sono questioni care tanto a Barack Obama quanto a Francesco. Ma è la connotazione anche personale con cui sono state delineate a rappresentare una scelta ben precisa da parte del presidente. La rievocazione del Kenya e degli slums di Chicago ha un significato simbolico molto forte e comunica a papa Francesco come la Chiesa e la sua missione concretamente misericordiosa abbiano attraversato la biografia di Obama, presidente nero, nato in America ma figlio di un padre africano, social worker negli anni della sua giovinezza, prima di essere eletto al Senato dell’Illinois e a quello federale per poi divenire il 44° presidente della «grande democrazia americana», per citare le parole con cui il Papa ha reso omaggio alla straordinaria storia degli Stati Uniti. Calore più che cordialità, potremmo dire e, per l’appunto, non così scontato. Come si ricorderà, l’inclusione di talune prestazioni nella riforma sanitaria voluta da Obama e il sostegno politico forte al matrimonio tra persone dello stesso sesso avevano suscitato l’opposizione e le critiche dei vescovi americani. Questi ultimi peraltro si erano ritrovati in qualche caso in una posizione difficile di fronte all’opinione pubblica a causa dell’atteggiamento ritenuto non del tutto trasparente nei confronti della piaga della pedofilia. Su quest’ultimo aspetto, che per tanto tempo ha gettato un’ombra sulla Chiesa americana, il Papa ha saputo intervenire con una fermezza pari alla gravità dello scandalo: il solo modo per rendere testimonianza effettiva di come il cuore stesso della Chiesa fosse stato turbato, al pari della coscienza americana, per il modo in cui quella vicenda era stata trattata.La connotazione personale che il presidente ha voluto dare al suo caloroso benvenuto a papa Francesco si evince anche dal riconoscimento al carisma di Bergoglio, che ha fatto della misericordia la cifra fondamentale del suo papato."Papa buono" fu il soprannome attribuito dalla devozione popolare a Giovanni XXIII. Nei suoi discorsi e nelle sue azioni, papa Francesco si è prodigato perché l’attribuzione di "buona" – proprio nel senso di misericordiosa e sempre e indefettibilmente a fianco degli umili – potesse essere estesa alla Chiesa nel suo complesso. Come tradizione del discorso pubblico americano, l’evocazione di Dio e della fondamentale rilevanza della libertà religiosa è stata ben presente nella allocuzione presidenziale. E in maniera tradizionale gli ha fatto eco il Papa, celebrando i padri fondatori e un "padre rifondatore" della democrazia americana come il reverendo Martin Luther King. Ma questi riferimenti acquistano un aspetto diverso e tutt’altro che convenzionale se solo si ricorda che il volo che ha portato Bergoglio negli States proveniva da Cuba, da una Cuba che lo ha accolto festosamente e riconoscente, anche perché proprio grazie allo straordinario «Papa delle Americhe» ha potuto riallacciare le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Il presidente ha voluto rendere pubblico omaggio al ruolo del Papa nell’aver reso possibile questa storica riappacificazione, appena agli esordi eppure già potenzialmente ricca di grandissime conseguenze per i rapporti più complessivi tra gli Stati Uniti e tutto il mondo latino-americano.Sarà forse una facile suggestione, ma in un mondo ancora dilaniato dai conflitti e da drammi giganteschi, ieri lo spirito della pace è sembrato davvero aleggiare nel giardino della Casa Bianca, nell’incontro tra un Presidente che ha cambiato la storia degli Stati Uniti e un Papa che contribuisce a plasmare in modo significativo la storia della Chiesa cattolica.
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