domenica 10 novembre 2019
Dall'Inghilterra al Gaslini, per curarsi (forse presto con la cittadinanza)
Con Tafida, accettando il «rischio» di vincere
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Gentile direttore,
anche a nome della famiglia Raqeeb la ringrazio per l’intensità con cui 'Avvenire' ha raccontato e continua a seguire la vicenda di Tafida, scampata alla morte per sentenza, in Inghilterra, e oggi affidata ai medici italiani del Gaslini. Certe battaglie vanno combattute fino in fondo. Perché c’è davvero il rischio di vincerle.

E non è solo questione di battaglia e di orgoglio per una vittoria. Perché comunque altre 'vittime' sono rimaste sul campo (il mio pensiero va ai piccoli Charlie, Isaiah, Alfie, e alle loro famiglie, anche perché il rapporto che nasce con queste persone non è interrotto a 'fine causa', ma procede come rapporto esistenziale per via del dramma che si è condiviso).

La nostra associazione, Giuristi per la Vita, è nata per supportare e difendere gli indifesi e le persone che, come Tafida e la sua famiglia, si trovano esposte a vicissitudini così incredibili, come quelle di un trust ospedaliero che è arrivato ad affermare una tesi indifendibile, ossia che in Italia non sarebbe stato garantito a Tafida un trattamento adeguato al suo « best interest » per il prevalere di ideali religiosi, e il trasferimento al Gaslini avrebbe costituito violazione dell’art. 3 Cedu in quanto «trattamento inumano e degradante».

Al netto della gravità di un’affermazione che offende non solo l’Italia, ma tutta l’Europa (l’Istituto Gaslini di Genova è uno tra i primari nosocomi pediatrici del continente), viene da chiedersi «quali ideali religiosi», posto che l’associazione quivi rappresentata ha chiara matrice cattolica mentre la famiglia Raqeeb professa il credo musulmano. Comunque quel che importa è che Tafida sia in Italia. E si crea questa vertigine: a Londra, oggi, c’è un letto di ospedale vuoto.

Londra ha perso la sua grande occasione. Tafida è in Italia ed è come se ci fosse sempre stata, tanto è l’affetto con cui è stata accolta. Sono personalmente entrato nella piccola stanza della rianimazione in cui si trova Tafida. Ho visto quella mamma amorevole chinarsi sulla propria bambina e così pure il papà. Ho visto quelle manine che si stringevano e si aprivano allorquando la mamma le sollecitava. E ho visto quegli occhi in continuo movimento. Ho visto medici e personale infermieristico che si commuovevano di fronte a questo miracolo.

Quella bambina è tutto fuorché una paziente in stato 'vegetativo'. È viva, risponde e migliorerà, ne sono certo. La vicenda legale di Tafida è fortunatamente finita bene, grazie soprattutto a due genitori combattivi, a una mamma, avvocato, che ha saputo muovere tutte le giuste pedine per portare Tafida in Italia, corroborata da un ottimo team di legali inglesi e dal nostro italiano. Rimane il dramma di una famiglia che si deve spezzare e qui lascio la parola alla mamma Shelina: «In Inghilterra abbiamo lasciato una famiglia grande e molto unita, nostro figlio, tutti gli affetti... Prima di partire per l’Italia sono rientrata nella nostra casa: i giocattoli della piccola Shelina li ho ritrovati ancora sistemati nello stesso drammatico ordine in cui erano stati lasciati nel febbraio 2019, quando la piccola era stata ricoverata. Ora dovremo ripartire da zero qui in Italia.

Altri non sono stati così fortunati, penso al piccolo Charlie Gard e ad Alfie Evans. Tom, il papà di Alfie, verrà in Italia presto per salutare Tafida. Ringraziamo i nostri avvocati, i Giuristi per la Vita, l’Ospedale Gaslini che ci ha fatto sentire come a casa, CitizenGo che ci ha sostenuto con le raccolte di firme. Ringraziamo il giornale 'Avvenire' che ha preso a cuore la nostra dolorosa vicenda ». La buona notizia è che dal Viminale ci è stato fatto sapere che sulla questione della cittadinanza italiana alla bimba si è aperta un’istruttoria: se raggiungeremo l’obiettivo, Tafida potrà accedere alle cure con il Servizio sanitario nazionale. Come Giuristi per la Vita aiuteremo ora mamma Shelina e il marito a 'ricollocarsi' in Liguria dal punto di vista lavorativo. Perché Shelina, Tafida, Mohammed non sono solamente 'una pratica' da sbrigare, ma un rapporto. Un rapporto con il mistero che arriva anche a unire persone così apparentemente distanti tra loro. Con stima, un cordiale saluto.

Avvocato, segretario generale Giuristi per la Vita

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