Anche stavolta ci spiazzano
venerdì 4 giugno 2021

Farci spiazzare dai nostri figli è esperienza piuttosto comune, specie quando svoltano l’angolo dell’adolescenza e iniziano la loro navigazione sempre più autonoma nella vita. Nondimeno, quando ci sorprendono con scelte inaspettate veniamo colti in contropiede, come non li conoscessimo ancora: e loro lì, a stupirsi del nostro stupore. È ri-accaduto mercoledì sera, nel momento in cui alcune Regioni hanno aperto – persino con qualche ora di anticipo – la possibilità di prenotare la vaccinazione anche ai giovani al di sopra dei 12 anni, attivando la fase di "immunizzazione di massa".

Non neghiamolo: il pronostico di noi genitori era per una sostanziale estraneità dei ragazzi nei confronti di un’incombenza sanitaria che sembravano osservare con distacco, in fondo convinti che il virus li avrebbe comunque risparmiati per un tacito accordo di non belligeranza e che la pandemia fosse una grana per noi adulti. Con pesanti ripercussioni sulla loro vita, certo, eccezion fatta tuttavia per la malattia in sé. A confermare questa impressione le periodiche violazioni delle regole sanitarie, tra aperitivi e movida, come se tra i più giovani covasse l’invincibile insofferenza per una faccenda che dovevamo risolvere in qualche modo noi "grandi". Li abbiamo visti intristirsi, chiudersi, diventare persino apatici dopo settimane di Dad, senza uscite, con l’uso ipertrofico di smartphone e social. Feriti e depressi, stufi di dover ridimensionare i pensieri sul futuro, negandosi la possibilità stessa di sognare, costretti ad accontentarsi.

Forse è qui che li abbiamo persi di vista, inconsciamente convincendoci che l’esperienza della pandemia fosse una prova insormontabile che stavano rifiutando di affrontare responsabilmente, e che toccasse a noi far scudo alla loro esibita indifferenza. Ti conosco, ci penso io. Errore.

Così quando i portali regionali per prenotare le vaccinazioni hanno aperto ai teenagers – e alle immediate adiacenze anagrafiche – abbiamo ritenuto di dover provvedere al posto loro, 'figurati se lo fa'. Scoprendo che invece le linee erano già intasate come i primissimi giorni della campagna vaccinale, con migliaia di accessi che si disputavano la precedenza sgomitando sulle prime date disponibili. Genitori ansiosi? No, figli risoluti: tra i quali era in corso da ore un vorticoso tam-tam via social per dirsi di non perdere tempo e prenotarsi il turno per l’iniezione, all’istante, mollando qualunque altra attività. Massima priorità. E noi lì, a bocca semiaperta, sbalorditi da tanta, improvvisa animazione. Cosa non abbiamo compreso? E quale volto nascosto ci si è mostrato di ragazzi con i quali pure nell’ultimo anno e mezzo abbiamo condiviso la vita come mai prima?

Avanziamo per ipotesi, ma è evidente che i ragazzi ci hanno impartito una sonora lezione di realismo, senza neppure darsi l’aria di volerlo fare: una questione che riguarda loro, e noi a osservare. Cosa occorre per venir fuori da questo pantano insopportabile che si sta divorando la loro vita quando anche solo un anno – che attorno alla mezza età pare un’inezia – sembra un’enormità? Hanno mostrato di voler subito, adesso, tutto quello che serve per sbaragliare un virus che sembrava non riguardarli e che invece odiano molto più di noi. Questa fretta di lasciarsi alle spalle mesi di distanziamento fisico e confinamento sociale ed emotivo ha bruciato in un istante le cautele sulle quali noi genitori – per quanto favorevoli ai vaccini, e vaccinati noi stessi senza esitazioni – in fondo stavamo almanaccando: per me è indispensabile, ma per loro, sarà il caso? Non si ammalano, forse è meglio attendere, magari il Covid intanto se ne va... Invece, i ragazzi hanno stracciato ogni esitazione, incenerito le tesi più o meno no-vax, lasciato irrimediabilmente indietro le contese su cosa sia meglio per la collettività. La loro risposta corale, compatta, la voce stentorea di un’intera generazione è stata una sola: vaccinarsi, appena si può. Per passare un’estate spensierata? E che c'è di male in questo argomento? Non desideriamo anche noi uscire dall’incubo? O forse, è un pallido desiderio adulto di vita che questo gesto impensato dei figli ha smascherato?

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