Che azzardo appoggiare l’azzardo
mercoledì 29 marzo 2017

Le sorprendenti teorie di un “esperto” contro le limitazioni L’azzardo fa bene, almeno «potenzialmente». Ad esempio favorisce «la socializzazione». Pensavate il contrario? Avete davanti agli occhi gli zombi incollati a newslot e a Vlt, mortalmente soli, avvolti nel bozzolo protettivo e mortifero della machine zone, come tossici inciucchiti di cocaina? Il professor Paolo Crepet assicura che vi sbagliate, certo traviati dalla pressione della stampa avversa. Ma non basta. Tra gli effetti «potenzialmente positivi dell’azzardo» c’è – tenetevi forte – la possibilità di «alleviare la propria amarezza e la propria tristezza».

Ti senti giù? Vai in tabaccheria e spassatela con una macchinetta! Sono soltanto alcune delle perle tratte dalla perizia – anzi: «Parere pro-veritate» – commissionata a Paolo Crepet da Lottomatica nella vertenza contro il Comune di Bergamo presso il Tar. Bergamo aveva imposto orari sensati all’azzardo, nel tentativo di dissuadere e limitare un mercato che ogni anno induce i bergamaschi a gettare di media 2.536 euro a testa, con aumento dei poveri, dei rovinati e degli affetti da Gioco d’azzardo patologico (Gap), quelli che non riescono a smettere.

Era la prima volta che Lottomatica scendeva in campo in prima persona, affidandosi a un avvocato agguerrito come Luisa Torchia. Bergamo presentava il report della giurista Valeria Carella e del sociologo Maurizio Fiasco. E vinceva. Crepet non aveva convinto il Tar, proprio come non convince noi (anche se poi ieri ha precisato di essere contrario alle slot machine e di essere stato frainteso).

Sia chiaro, liberissimo di sostenere tesi che Avvenire, in ottima compagnia (come quella di Gian Antonio Stella), combatte da anni. La libertà di opinione non si tocca. Però ci domandiamo: non c’è forse una seria contraddizione tra i princìpi della professione medica e la prestazione retribuita a supporto di un’attività economica che ha in media ricadute negative sulla salute? Non sarebbe come se un oncologo di fama per una perizia si facesse retribuire da una multinazionale del tabacco per difendere le sigarette? Poi, alla fine, resta una sfilza di affermazioni che lasciano basiti.

Come quando Crepet sostiene che la sindrome da Gap non c’entra con l’eccesso di offerta, il malato è già un depresso di suo e l’azzardo è non causa, ma effetto di una patologia preesistente. Insomma: se sei incline all’alcol non devo tenerti lontano dalla bottiglia, ma anzi offrirtene tante, e buone: quelle che vendo io. Tu ti rovini, ma almeno spendi e io ci guadagno. Elementare, Paolo.

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