Assenti da scuola, non latitanti. La giustificazione è un impegno
mercoledì 25 settembre 2019

«Dovrei essere a scuola e non qui». Giusto. «Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote». Altrettanto giusto. Greta Thunberg – livorosa il giusto, commossa il necessario – ha dato una strigliata ai leader mondiali riuniti all’Onu per confrontarsi, tra l’altro ma non solo, sui cambiamenti climatici.

È vero: dovrebbe essere in classe e, invece, ha deciso di concedersi un anno sabbatico lontana dai banchi di scuola ma molto vicino ai banchi dove siedono i potenti: per essere lì, dove si prendono le decisioni che contano, di tempo gliene serve parecchio. Impiegando settimane invece di ore, al vertice in corso a New York è arrivata via mare – perché viaggiare in aereo è altamente inquinante – su una barca a vela pagata dal principe di Monaco.

Coerente o arrogante? Radicale o privilegiata? Un po’ tutte le cose: la cocciutaggine è una sua caratteristica, la dote che le ha consentito di iniziare la battaglia per il clima restando seduta in perfetta solitudine davanti al parlamento del suo Paese per settimane. Il resto della storia è cosa nota: Greta non è più sola, e i venerdì per il futuro convogliano per le strade folle oceaniche di ragazzi che saltano la scuola. Assenti giustificati. D’ufficio: la scorsa settimana, in previsione della grande adunata del venerdì, è stata l’amministrazione di New York ad annunciare che i manifestanti godevano dell’immunità: niente scuola, niente giustificazione. Non vorrai che un genitore possa dire la sua, che magari si intestardisca a pretendere la presenza in classe e lo studio...

Anche i ragazzi italiani non devono preoccuparsi: la firma alla giustifica ce la mette il ministro. Lorenzo Fioramonti ha inviato una circolare ai dirigenti scolastici dove, pur nella loro autonomia, le scuole sono invitate a «considerare giustificate le assenze degli studenti per la mobilitazione mondiale contro il cambiamento climatico». Un altro ministro, Sergio Costa, titolare dell’Ambiente, plaude all'iniziativa e, anzi, si attribuisce il merito – con un tweet – di aver invitato gli insegnanti «a favorire la partecipazione a queste manifestazioni».

Che te ne fai del consenso di papà? Lui che, giurassico, pretende di insegnarti che ci sono meno probabilità che qualcuno rubi i tuoi sogni se quei sogni li persegui con tutte le tue forze. Se il futuro te lo costruisci. E che una delle strade per il progresso e il cambiamento è lo studio. Chi è maggiorenne non ha bisogno di permessi, ma di una giustificazione – comunque – sì: la cerchi, la trovi, la scriva. Per spiegare intenti, finalità, speranze. Per convincere se stessi e il professore che l’assenza vale la pena.

Thunberg meriti ne ha molti: di sicuro, aver portato all'attenzione del mondo, anche dei più distratti, il tema dell’ambiente. Soprattutto, di aver chiesto ai suoi coetanei di farsi protagonisti, di averli convinti che la loro voce è importante e deve alzarsi alta. Che il futuro appartiene a loro, sebbene si ritrovino con una ben misera eredità. Un’iniezione di fiducia e di autostima che ha indotto i ragazzi a rovesciare i ruoli: non più educandi ma educatori. Il messaggio di Greta, una volta metabolizzato, può essere concretizzato con creatività: oltre i cortei e gli slogan. Senza saltare la scuola. Ma se oggi sono convinti della correttezza della scelta, i ragazzi sappiano argomentarla, scendano in piazza con consapevolezza. Assenti, non latitanti. Si giustifichino. È più un diritto che un dovere, e nessuna circolare ministeriale può usurparlo. Certe idee riescono a cambiare il mondo ed è entusiasmante essere al centro dell’azione. Poter dire: io c’ero. E sapevo perché.

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