Ancora proposte pro-famiglia e natalità. E una domanda: che dice e fa il ministro?
giovedì 4 ottobre 2018

Caro direttore,

mi complimento sentitamente con Silvio Ghielmi per essersi chiesto se nel programmato reddito di cittadinanza è compreso anche quello di maternità. Dopo di che egli stesso constata amaramente che troppi cattolici hanno fatto voto di silenzio su questo tema di fondo, pur in presenza di un tasso di natalità costantemente calante. Però va anche detto che tanti cattolici che in passato avevano proposto politicamente perfino il reddito di gravidanza, visto l’inserimento nell’organico governativo della figura del ministro della Famiglia, confidavano in un’autentica politica famigliare, che ha in primis il reddito di maternità. Questo anche per il fatto che il reddito di maternità avrebbe favorevoli ricadute fiscali per lo Stato sugli acquisti destinati ai bambini, i quali sono anche fisicamente crescenti in funzione dello sviluppo naturale degli stessi piccoli “beneficiari”.

Bruno Mardegan Milano

È giusto proporre, dibattere e incalzare i signori della politica e del Governo, caro amico. Concepisco e valuterei con interesse e curiosità un “reddito di maternità”, anche se non ne sono un fautore perché sostengo da anni un’altra proposta, quella basata sul quoziente familiare all’italiana articolata dal Forum oggi guidato da Gigi De Palo: il cosiddetto “fattore famiglia”. Sono anch’io convinto, infatti, che alla famiglie con figli vada garantito un giusto mix di sostegno economicofiscale e di servizi sostenibili ed efficienti. Ma insistere e non lasciar tranquilli “manovratori” di governo propensi a promettere, prima, e a disinteressarsi, poi, è – lo ripeto ancora – più che mai indispensabile e anche moralmente necessario. Perché le politiche familiari restano, purtroppo, una desolante non-priorità anche per la maggioranza pentaleghista che esprime il Governo Conte-Di Maio-Salvini. Per questo domenica 30 settembre ho messo in fila fatti e numeri nell’editoriale intitolato «C’è poco da far festa» . Vedremo come infine si articolerà questa Manovra 2019 tra discreti ripensamenti e pubbliche zuffe con i partner europei: “burocrati” e “sovranisti” (di altri Stati) pari sono quando si tratta di disordini contabili e di nebulosità nell’impiego delle risorse... Una Manovra che era stata pensata e impostata come di larga spesa eppure si è subito mostrata avara di attenzione per le famiglie con figli. E capiremo presto, temo, se e quanto lieviterà ancora il “conto” causato dall’incremento del costo del nostro debito pubblico (il famigerato spread si è appeso alle parole in libertà e ai brindisi di balcone e di piazza, e ha cominciato subito a segnalare l’impennarsi degli interessi da pagare... ). Ma per intanto, dobbiamo registrare che sinora il ministro per la Famiglia e le Disabilità, Lorenzo Fontana, non ha battuto ciglio. In una fase politica in cui tutti parlano e straparlano, almeno un’assennata protesta ci sarebbe stata bene... Del resto era stato lui, il 6 agosto 2018, davanti alla telecamere del TgCom24, a scandire con giusta fermezza che senza fondi per famiglie e disabili sarebbe stato pronto a «trarne le conseguenze» e a concludere «che il ministro non serve». Mi ero permesso, poco dopo la nascita del Governo gialloverde, di consigliargli anch’io di non farsi “distrarre” da polemiche roventi e vane e di non pensare di poter distrarre con esse, o di accontentare, non tanto noi cronisti quanto le famiglie che ci sono e quelle che vorrebbero formarsi. Mi ero permesso di suggerirgli di concentrarsi, con la positiva chiarezza d’idee che aveva manifestato in un’intervista proprio con il nostro giornale, sui fatti concreti che le famiglie con figli e con disabili aspettano da troppo tempo. Speriamo di scoprire presto nelle pieghe del copione della Manovra 2019 una sorpresa positiva. Altrimenti dovremmo chiedere a lui, e chiederci con lui, che ci sta a fare nell’esecutivo un ministro per la Famiglia (e le Disabilità) senza “portafoglio” e senza voce: il guardiano di promesse inchiodate nell’aria dei comizi?

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