mercoledì 14 novembre 2012
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La "picconata" al mondo del non profit italiano – non sapremmo come altrimenti definirla – che una se­zione del Consiglio di Stato ha fatto arrivare ieri nella forma di un parere al regolamento sull’Imu per gli enti non commerciali predisposto dal governo, è sorpren­dente e davvero pericolosa.Chi conosce la realtà e il va­lore del privato sociale e delle onlus non può che con­siderarla autolesionista dal punto di vista dell’inte­resse generale della nostra comunità nazionale. Ma ha anche un effetto involontario e paradossalmente utile. Ha infatti cominciato a incrinare – e potrebbe persino riuscire nell’incredibilmente dura impresa di far cadere – il muro di menzogne costruito a presidio della "verità" preconfezionata dei «privilegi della Chiesa» dal punto di vista della tassazione sugli im­mobili: ieri Ici, oggi Imu.Abbiamo più volte scritto, e dimostrato documenti al­la mano, che non c’è una sola norma dedicata alla Chie­sa cattolica in questa materia, e che le attività effettiva­mente commerciali riconducibili al mondo ecclesiale erano – nonostante una formula normativa controver­sa, poi chiarita da una circostanziata circolare – tassa­bili e tassate. E abbiamo anche aggiunto che se qualcuno non pagava il dovuto, non era un esentato, ma un eva­sore. Abbiamo ricordato che tutte le religioni che han­no intese con il nostro Stato e tutte le organizzazioni senza fini di lucro sono e sono state a questo proposi­to sullo stesso piano di fronte alla legge.Ed è proprio questo che, ancora una volta, emerge con chiarezza. E­merge dalle carte rese note ieri. E dalle dichiarazioni giustamente allarmate rilasciate sempre ieri dal porta­voce del Terzo Settore, cioè da chi rappresenta il gran­de e generoso mondo del «privato sociale» (cattolico e non) che tiene in piedi persino eroicamente, e con cre­scente fatica, la rete del welfare sussidiario in questo nostro Paese che sta tagliando pezzi di un welfare sta­tale diventato insostenibile. Sembra quasi che si cerchi di ostruire la via alternativa (e meno costosa) al contra­sto della disperazione sociale. Perché? Il fatto che un’attività sociale sia senza fini di lucro sem­bra, infatti,destinato a diventare irrilevante. Se è classi­ficabile come «attività economica» – e quante lo sono! –, bisognerebbe «prescindere dallo status giuridico di detta entità e dalle sue modalità di finanziamento» e sottoporla a tassazione. Perché può far concorrenza a chi fa business . E il business va tutelato.Non è un’esa­gerazione. Le osservazioni critiche formulate ieri al pa­rere sul regolamento dell’Imu per il non profit appaio­no basate esattamente su questo perno concettuale e, dunque, appaiono in adesione a una linea di lettura ol­tranzista dell’attuale diritto europeo. Oltranzista e og­gettivamente anti-italiana. Proprio come il ricorso che alcuni politici italiani presentarono contro l’Italia a Bruxelles, quegli stessi politici radicali che hanno rac­contato per anni e ancora raccontano – e molti ci han­no creduto o ha fatto loro comodo crederci – la favola del ricorso contro gli «aiuti di Stato al Vaticano» (ne­gando il ruolo nel non profit delle organizzazioni lai­che e non cattoliche, confondendo – come al solito – la Chiesa italiana che è una Chiesa «cittadina» anche fiscalmente di questo Paese e la Santa Sede, che è nel cuore dell’Italia e ha a cuore l’Italia, ma non è un pez­zo d’Italia e comunque, a sua volta, per i beni non ex­traterritoriali che ha in Italia e che mette a reddito pa­ga, e paga tanto).Ora tutti hanno l’occasione di capire che si è sempre trat­tato di un ricorso contro il mondo che fa solidarietà e che quando fa impresa lo fa in modo differente, per da­re servizi alle persone soprattutto alle più piccole e fra­gili e per contribuire, creando lavoro e ricchezza con­divisa, a far crescere un’altra economia. Seria, rispetto­sa delle regole, libera dalle logiche del guadagno per sé. Vedremo quali saranno le conseguenze di questa of­fensiva che sta raggiungendo l’acme. Vedremo che co­sa farà il governo. E lo vedranno gli italiani. Se si arri­verà davvero, come potrebbe essere possibile, a colpi­re (proprio adesso che ce n’è più bisogno) il Terzo Set­tore, a "spremere" persino gli ospedali pubblici e gli o­stelli per i senza tetto, a far chiudere scuole o musei e a tassare la solidarietà sarà davvero un capolavoro. Più tas­se e più affari per tutti. Evviva. Ma per confondere e di­strarre la gente basterà la solita tirata anticlericale?
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