giovedì 25 giugno 2015
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La «Laudato si’» individua una vera e grande priorità
Nulla è un caso in un’enciclica papale. Tutto è pesato e soppesato, meditato e frutto di discernimento. E quindi è un’emozione vedere che la prima risorsa nominata nella Laudato si’ è il Suolo (pt. 2). La prima, non la seconda, non la terza. Un segno che mi piace interpretare come una precisa e voluta attenzione alla risorsa meno protetta al mondo, sebbene sia la più vulnerabile, non rinnovabile e – attenzione – quella che fornisce il 95% del cibo. Senza suolo fertile non c’è futuro. Senza rispetto del suolo si genera solo disuguaglianza e povertà e si ruba il futuro a interi popoli. E non sarà la tecnologia a sostituire ciò che il suolo già fa da solo, essendo la miglior 'tecnologia' che abbiamo. Siamo noi a poter e dover salvare suolo e ambiente, paesaggio e società. Non si salvano da soli. Siamo noi a riconoscere in ciò che è fuori da noi la «casa comune», il bene di tutti. E in questo il messaggio dell’enciclica è potente e chiaro al tempo stesso. 
 
È un messaggio anche rivolto a quelle forze che hanno spadroneggiato fino ad oggi e che nulla hanno a che fare con il bene di tutti. Se la rendita è sopravvissuta fino ad oggi, producendo incultura e norme deleterie, è perché ha trovato 'terreno fertile' su cui continuare a fare gli interessi di pochi e a produrre svantaggi per tutti. Credo che per noi, il messaggio dell’enciclica sia quello di invitarci perentoriamente a cambiare i nostri schemi di gioco, i nostri riferimenti e quelle che crediamo essere le conquiste culturali da tenerci strette. Cito al riguardo un passaggio che mi ha colpito, tra i tanti: «Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura» (pt. 44). Come si vede, l’enciclica non si limita a riconoscere, giustamente, dignità a suolo, acqua e natura, ma il messaggio deborda nella sfera del comportamento tanto individuale quanto collettivo, invoca un cambio dello stile di vita ovvero del modello di sviluppo delle nostre società. Il consumo del suolo, che purtroppo abbiamo imparato a
lusingare e a riconoscere come salvifico per le nostre economie (egoiste), si rivela qui come qualcosa che è addirittura non conforme a una vita sana. Quel messaggio, secondo la mia interpretazione, è una chiara presa di posizione 'contro' la cementificazione e contro soprattutto quell’impianto di pensiero che in diverse forme e a diversi livelli continua a escludere dal possibile tutte le proposte di sviluppo che siano 'altro' da questo. La sfida è, diciamolo, lanciata anche all’urbanistica ovvero a quella disciplina che fa da cerniera tra la natura e la trasformazione della natura. Una disciplina che deve anch’essa svoltare e riprendere coscienza del suo ruolo cruciale non solo nella tutela del suolo, del paesaggio e dell’ambiente, ma anche nella produzione di riferimenti culturali, civili e politici diversi da quelli che animano prepotentemente e da anni lo scenario entro il quale si è fissata l’idea di città e territorio nelle menti di molti. 
 
Ora mi aspetto che la Chiesa, che ha una grande e forse unica capacità di penetrazione nella società ed esercita una forza persuasiva morale altrettanto spiccata, tenga vivo questo messaggio di papa Francesco dandogli vita pratica, abbattendo gli ostacoli che ci sono e che nel frattempo si opporranno, ricordando il messaggio della
Laudato si’ nei piccoli centri come nelle grandi conferenze internazionali e che, soprattutto, interpelli la politica perché, alla fine, è la politica a decidere del destino delle risorse ambientali, a fare del nostro ambiente una casa comune o, viceversa, ingigantire la perversa idea della privatizzazione di tutte le risorse naturali e, ancor peggio, alimentare il distruttivo concetto secondo il quale ognuno può disporre dei beni ambientali come se fossero 'merce' propria. 
 
C’è bisogno di dare gambe, braccia e menti a messaggi come questo.
Abbiamo tanti giovani che vorrebbero trovare la loro strada lavorativa in difesa di questi valori, ma occorre che si creino le condizioni e le opportunità per realizzare questi desideri. Sono tante le borse di studio pagate dai consumatori di suolo, quasi inesistenti quelle orientate alla tutela del suolo. E pensare che questo è anche l’Anno internazionale del suolo...
* DAStU - Politecnico di Milano
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