mercoledì 23 dicembre 2015
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NATU NATU NAZZARE’Natu natu Nazzarètra la paja tra lu fie’e Maria la Verginellache sta sotto la capannellaJiusù caru dormi ve’tra lu vo’ e l’asine’tra le vraccia de la mammache te canda la ninna nannaCapanna sanda’ndo’ che ci sta Jiusùse sona e candaÈ il canto natalizio marchigiano più conosciuto tanto che è ancora largamente eseguito in varie aree della regione e in particolare in quella del maceratese, dove è cantato durante il periodo dell’Avvento nei vari rituali di questua, da gruppi di cantori che girano di casa in casa accompagnati dal suono dell’organetto e dal tamburello. Nei primi anni Cinquanta, Giovanni Ginobili (1892-1973), ricercatore di tradizioni popolari, musicista e maestro elementare di Petriolo, armonizza una versione del canto raccolta a San Severino Marche per il coro della Sat di Trento. L’elaborazione corale viene accolta con grande entusiasmo. Questa versione, incisa prima dalla casa discografica Odeon e successivamente dalla RCA, a partire dagli anni Sessanta, fa il giro del mondo e diventa parte del repertorio di numerosi gruppi di cori polifonici nazionali ed internazionali. Nell’esecuzione tradizionale le strofe del canto vengono ripetute più volte e sono intervallate da un interludio strumentale brillante e veloce sulla struttura di un saltarello, la danza tipica dell’area dell’Appennino dell’Italia centrale, creando così come evocato dal testo, un’atmosfera di grande festa popolare. Nel repertorio della Chiarastella il canto è interpretato da anni dalla voce potente e raffinata di Raffaello Simeoni.
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