sabato 23 luglio 2016
Attacco a Monaco: i punti irrisolti
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I video sui social A lungo la polizia ha rivolto appelli affinché non si diffondessero, come virus, i filmati fatti con gli smartphone dalle stesse vittime. Nel panico delle prime ore post-attacco le tivù hanno rilanciato diversi filmati-bufala già presenti in Rete che riguardavano altri fatti di cronaca e completamente scollegati dalla sparatoria di Monaco: tra cui un'esercitazione della polizia avvenuta a Manchester ma anche un attentato dentro di Johannesburg in Sud Africa. L’effetto “splatter” ha contribuito moltissimo a creare confusione. Sul numero delle vittime, degli assalitori creando il panico. Si sono diffuse voci incontrollate di sparatorie nelle stazioni della metropolitana, nelle piazze. Si sono viste persone in preda al panico, in lacrime. Fuggire piegate su se stesse a chilometri di distanza dal centro commerciale. Il ritardo L’attacco è avvenuto verso le 17.55. Solo cinque ore più tardi è stato revocato, parzialmente, il blocco alla città, con gente bloccata sui treni in arrivo e partenza, metro e bus fermi. La polizia ha scoperto il cadavere dell’attentatore poco più di due ore dopo il raid, ma continuava a confermare che potevano essere tre gli assalitori in fuga. Scatenando un’autentica caccia all’uomo e paure, con gli appelli a restare chiusi in casa. Qualcosa non ha funzionato, qualcuno non ha fatto (come previsto), un confronto immediato delle numerose registrazioni fornite dalle telecamere di sicurezza. Inoltre, un sospetto, poteva sorgere anche dal fatto che lo sparatore appare in due video con la pistola nella mano sinistra e con lo zainetto rosso. Coincidenze soltanto, o ritardi di analisi che si sono rivelati deleteri nella propalazione del terrore? La polizia Quasi alle due della notte ha fatto il punto della situazione, ha revocato “moderatamente” l’allarme. Denotando che anche in questo caso la Germania paga lo scarso coordinamento tra le strutture di sicurezza federali (forze speciali e intelligence) e la polizia locale che ha gestito fino alle ultime fasi una crisi. La solidarietà Ancora una volta è scattata quella silenziosa e stupenda catena umana, favorita anche dai social che invitavano ad aprire le porte di casa a chi si trovava per strada: centinaia di famiglie hanno risposto all’appello, dando un ristoro e sicurezza a chi per strada non comprendeva la portata dell’evento che sembrava amplificarsi, anziché ridursi, con il passare delle ore.
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