mercoledì 7 giugno 2017
Un documentario (presentato anche all'Unesco per la promozione della musica) sulla tradizione musicale in onore di sant'Antonio Abate in onda su Tv2000 l'8 giugno (alle 22.50) e il 9 (alle 19)
«Libera nos a malo»: rulli e percussioni scaccia demoni a Macerata Campania

Falci, tini e botti come percussioni scaccia demoni. È la tradizione musicale in onore di Sant’Antuono (ovvero Sant’Antonio Abate) che ogni anno il 17 gennaio viene celebrata a Macerata Campania, un tempo un rione dell’antica Capua, in provincia di Caserta. Un mix di religiosità, folklore, tradizioni e partecipazione popolare a cui Tv2000 dedica un documentario dal titoloLibera nos a malo’ realizzato dal giornalista Luigi Ferraiuolo e in onda l'8 giugno 2017 alle ore 22.50, e il 9 giugno alle 19.

Il documentario sarà presentato all’Unesco per sostenere il cammino di Macerata Campania e ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità per la musica di Sant’Antuono.

Caratteristica la sfilata delle Battuglie di Pastellessa, ovvero dei Carri di Sant'Antuono, a forma di barca, su cui suonano i Bottari, riproponendo l'antica musicalità maceratese dall'omonimo nome di musica a “Sant’Antuono” o ‘Pastellessa’ (derivante da una specialità tipica della cucina povera: la pasta con le castagne lesse). L’originalità legata ai Bottari di Macerata Campania e
alla Pastellessa è dovuta alla tipologia di strumenti musicali utilizzati: botti, tini e falci, arnesi di uso contadino che assumono una nuova veste di natura musicale. Un ritmo e un genere che abbraccia diverse culture musicali dalla tarantella alla musica africana fino al ritmo brasiliano dei tamburi caratteristico del carnevale di Salvador de Bahia. Anche se la festa di Sant’Antuono non è una festa carnevalesca, ma tutt’altro.

“Non avendo alcun documento sonoro dell’antichità – ha commentato il presidente del Pontificio Istituto di Musica Sacra, monsignor Vincenzo De Gregorio - è evidente che tutto quello che possediamo è frutto di una deduzione. Il grande fenomeno, come questo di Macerata Campania, è che non c’è stata soluzione di continuità nel tempo per cui queste tradizioni sono state tramandate di generazione in generazione fino ai tempi nostri. Questo rappresenta veramente un unicum ed un grandissimo motivo per considerare questa usanza come un fenomeno culturale di primissima grandezza”.


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