mercoledì 19 settembre 2018
Finanziato dal ministero degli Interni, un nuovo modo di fare cooperazione in Africa, promosso dal Comitato di collegamento di cattolici per una Civiltà dell'amore
Progetto Employ, formazione e microcredito per 47mila contadini etiopi

A Wolayta, nel centro dell’Etiopia, le distese di terra erano frammentate in microappezzamenti di meno di un ettaro. Una superficie insufficiente per la sussistenza elementare delle famiglie. Poi, dal 2017, qualcosa è cambiato.

Il “progetto Employ” ha trasformato il tessuto economico, aiutando gli agricoltori locali a mettere su delle piccole imprese, grazie alla concessione di microcrediti. L’iniziativa, realizzata da varie associazioni sotto l’egida di Cefa – Comitato Europeo per la Formazione e l’Agricoltura Onlus (Capofila), Ente Nazionale per il Microcredito, WODA – Wolaita Development Association, SUDGESTAID – Aiutare lo sviluppo difficile, ANSPC – Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito - Link Campus University, CCCA – Comitato di Collegamento Comitato di cattolici Civiltà dell’amore, si è diffusa in breve in cento villaggi della Wolayta.

Almeno 47mila contadini hanno ricevuto una formazione diretta su come migliorare i sistemi di coltivazione e come gestire le proprietà e organizzare l’attività per renderla più efficiente. I risultati si vedono. Nella regione è stato creato un fondo di dotazione grazie a cui sono stati finanziati impianti di irrigazione, strade asfaltate, energia elettrica. L’obiettivo del progetto è, però, estendersi al resto della Wolayta e all’intero Paese.

Per questo, ai “formati” è stato affidato il compito di trasmettere quanto appreso nei villaggi intorno. L’effetto moltiplicatore dovrebbe raggiungere mezzo milione di persone. “Microimprese e microcredito sono la formula più realistica per favorire lo sviluppo delle zone rurali dell’Africa. Grazie anche alla collaborazione con realtà umanitarie locali come Woda o i missionari presenti”, sottolinea Giuseppe Rotunno, presidente del Comitato. L’unica alternativa concreta all’emigrazione forzata di migliaia e migliaia di giovani. Una scommessa che Africa e Europa vogliono lanciare insieme, sulla scia del motto di Leopold Senghor e Giorgio La Pira “vivere e naufragare insieme”.

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