lunedì 28 novembre 2022
Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Shevchuk, racconta dell'Ucraina di oggi attraverso la foto della bambina con l'apparecchio per respirare: "Già 440 bimbi morti e 1.300 feriti"
Bambina attaccata a un macchinario per ossigeno

Bambina attaccata a un macchinario per ossigeno - (Foto Ugcc)

Una bambina che per respirare ha bisogno di un apparecchio dell'ossigeno e ha trovato salvezza in un distributore di benzina dove ha potuto attaccarsi alla corrente elettrica prodotta dal generatore per ricaricare il suo respiratore. A raccontare questa foto della guerra in Ucraina è stato nelle ultime ore il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk: "Cerchiamo di essere vicini e di prenderci cura di coloro che hanno bisogno di elettricità non tanto per il comfort, per il calore, bensì per poter sopravvivere. Ci ha commosso la foto di una bambina che per poter respirare, per poter utilizzare il macchinario per l’ossigeno, ha dovuto cercare la possibilità di collegarsi alla corrente elettrica prodotta dal generatore di un distributore di benzina. Si trattava dell’elettricità per far respirare una bambina… Questa è l’immagine dell’Ucraina oggi. L’Ucraina che resiste! L’Ucraina che combatte! L’Ucraina che prega!".


L’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk ha poi rivolto un pensiero alle vittime e in particolare ai più piccoli: "Il cuore duole soprattutto per i bambini. Secondo i dati ufficiali delle autorità ucraine, in Ucraina sono già morti 440 bambini. Quasi 1.300 hanno ricevuto lesioni di vario genere".

Va ricordato l'allarme lanciato dall’Oxfam, con altre 22 organizzazioni internazionali e ucraine al lavoro per soccorrere la popolazione, insieme alla ferma condanna per gli ultimi attacchi missilistici da parte delle forze della Federazione Russa. In particolare “i ripetuti attacchi aerei che stanno prendendo di mira le infrastrutture civili in tutta l’Ucraina, lasciano milioni di persone senza elettricità, acqua e riscaldamento, compromettendo la capacità di fornire questi servizi in tutto il Paese”. Di conseguenza, stando a quanto riportato da Oxfam “metà delle infrastrutture energetiche al momento sono state colpite o danneggiate e ieri si sono registrate gravi interruzioni anche in Moldavia, che ospita oltre 95mila rifugiati, il numero più alto in rapporto alla popolazione, tra i Paesi alla frontiera”. Peraltro “l’attacco ai civili e alle infrastrutture civili costituisce una chiara violazione del diritto umanitario internazionale”. Intanto le temperature stanno già scendendo sotto lo zero e potrebbero arrivare a -20°C in alcune zone, mentre la popolazione sta rimanendo senza beni di prima necessità”.

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