martedì 31 marzo 2020
I giovani hanno risposto all'appello di papa Francesco condividendo paure e incoraggiamenti per superare insieme la sfida globale del Covid-19
L'incontro online delle Scholas Occurentes: nessuno si salva da solo

Piccole immagini, alcune più pixelate di altre, rivelavano gli occhi di primo mattino dei giovani del Messico, fino alle luci della notte dei ragazzi del Giappone. Si è svolto così in streaming il primo incontro mondiale della gioventù sul Coronavirus: un'opportunità affinché moltissimi ragazzi condividessero tra loro tutto ciò che sta accadendo nel proprio Paese e nelle proprie famiglie. Organizzati dalla Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes e con la benedizione di papa Francesco, più di 120 studenti provenienti da 60 città di tutto il mondo si sono confrontati sulla pandemia da Covid-19 e gli effetti che sta avendo in tutto il mondo.

Alle parole di papa Francesco “nessuno si salva da solo”, la risposta quasi immediata di centinaia di giovani di tutto il mondo che partecipano alle iniziative di Scholas Occurrentes: connessi l'uno all'altro hanno provato ad affrontare insieme questa sfida globale, senza precedenti, che sta coinvolgendo centinaia di Paesi di tutto il mondo e gettando gli stessi giovani e adolescenti nel caos e nella paura. In questo momento sembra necessaria più che mai la “cultura dell’incontro” sostenuta dalla Fondazione Scholas Occurrentes ed è per questo motivo che giovani da 60 differenti città tra cui Miami, Maputo, Santo Domingo, Roma, Madrid, Port-au-Prince, Lisbona, Asunción del Paraguay, Barranquilla, Buenos Aires, Tokyo, Città del Messico, Barcellona, Setagaya-ku, Porto, La Plata, Napoli, Tampa, Vigo, Panama Bucarest, Cascais, Monterrey, Medellín, e molte altre, si sono dati appuntamento online per condividere e ascoltare dai loro stessi coetanei la realtà che stanno vivendo in altre parti del mondo, condividendo i propri sentimenti, non senza paura e confusione, ma con un forte desiderio di empatia e solidarietà.

Dobbiamo restare nelle nostre case per prevenire e prenderci cura di noi stessi. Anche se qui il virus non è ancora arrivato, dobbiamo proteggerci. Ci sono molte persone che vogliono uscire… Sembra che non ci sia consapevolezza di ciò che sta accadendo, ma è perché non conoscono la gravità del virus” ha raccontato Celestino, dal Mozambico.

Dominique, di Haiti: “Qui siamo preoccupati. Se stanno soffrendo i paesi che in genere sono pronti a resistere a questo tipo di crisi, immaginando Haiti, crediamo di non esser pronti. Quindi se hai l’opportunità di aiutare qualcuno, fallo. Questo è il momento di mostrare solidarietà”.

“Vedo sempre qualcosa di positivo in tutto, ed è ciò che stiamo condividendo; non abbiamo perso la rete di comunicazione, e questa è la cosa più importante. Sebbene siamo in un momento di crisi, siamo ancora in piedi; non come amici o conoscenti, ma come la grande famiglia di Scholas” ha aggiunto Brayan, di Panama.

“Scholas è una boccata d’aria in questo momento, unisce pezzi di cuore sparsi in tutto il mondo. E’ speciale. Grazie per continuare a farmi vivere emozioni che non potrò mai trasmettere a parole” ha concluso Sonia, giovane che vive a Palermo, Italia.


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