sabato 22 ottobre 2022
Sessanta detenuti e quaranta agenti penitenziari di 4 carceri milanesi hanno immortalato la vita dei luoghi in cui vivono o lavorano. La mostra al Pac di Milano fino al 6 novembre

Un gruppo di uomini prende il sole nel cortile del carcere, direttamente sull’asfalto. Una detenuta invece apre la finestra della sua camera e la luce si posa su due letti e su alcune mensole. Ancora, un detenuto è seduto a leggere e di fronte a sé ha un murale con una riproduzione della “Creazione di Adamo” di Michelangelo.

Sono immagini inedite, arrivano direttamente da quattro carceri milanesi e vedono autori d’eccezione: a scattare le fotografie sono stati sessanta detenuti e quaranta agenti penitenziari.

Macchina alla mano, hanno immortalato la vita dei luoghi dove abitano o lavorano. Oggi 800 dei loro scatti sono visibili nell’esposizione “Ri-scatti. Per me si va tra la perduta gente”, allestita al Pac - Padiglione d'arte contemporanea. La mostra nasce da un progetto durato quasi un anno, ideato e realizzato dall’associazione “Ri-scatti”, che usa la fotografia come strumento di riscatto sociale e come opportunità di integrazione.

L’iniziativa ha visto la collaborazione del Politecnico di Milano, del Provveditorato Regionale Lombardia del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed è stata promossa dal Comune di Milano con il sostegno di Tod’s. “Ri-scatti” ha offerto a detenuti e agenti un corso di undici mesi e li ha dotati di macchine fotografiche che i partecipanti hanno potuto usare anche nei reparti del carcere e nelle celle.

«È stato un percorso mai affrontato prima, da nessun altro. Il risultato è un racconto intenso, veritiero, esplicito, dalle tinte forti ed estremamente duro. È difficile capire. Il carcere è un mondo sconosciuto per chi non lo vive» hanno spiegato gli organizzatori. «Le carceri non sono solo affollate di detenuti, sono affollate di esseri umani che non possono essere lasciati soli, che devono essere aiutati a salvarsi dalla loro convinzione di non avere più alcuna possibilità di riscatto».

Il progetto portato avanti è stato «scomodo», dice il presidente di Ri-Scatti, Stefano Corso, «ma ha visto il termine “riscatto” come profondamente collegato allo sguardo di chi racconta». Gli istituti coinvolti nel progetto sono stati la Casa di Reclusione di Opera, la Casa di Reclusione di Bollate, la Casa Circondariale F. Di Cataldo e l’IPM C. Beccaria.

La mostra è ora visitabile fino al 6 novembre, l’ingresso è gratuito. Tutte le eventuali offerte saranno destinate a finanziare interventi architettonici volti al miglioramento della qualità della vita nelle carceri.

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