venerdì 10 settembre 2021
Il cardinale Czerny all'arrivo: «L'ospitalità genera vita. Accogliere ci trasforma». Il Papa scherza con i bambini a San Damaso: «Chi vi ha fatto entrare? Rimanete qui a giocare eh!»

Alla fine la sorpresa l’ha fatta il Papa, salutando il centinaio di bambini radunati nel cortile di San Damaso, lontano da telecamere. «Come avete fatto a entrare?», ha chiesto scherzando, prima di impartire la benedizione.

Così è finita la mattina dedicata all’accoglienza di Amal, la marionetta extra large – tre metri e mezzo di altezza – che raffigura una profuga partita dal confine turco-siriano e diretta in Inghilterra. Il progetto, intitolato “The walk”, questa mattina ha fatto tappa a Roma.

Ad aspettarla in piazza San Pietro c’era il cardinal Michael Czerny, sottosegretario vaticano della sezione Migranti e Rifugiati. Con lui anche il vescovo ausiliare di Roma Benoni Ambarus, delegato per la Carità, i Migranti e la Pastorale dei Rom e dei Sinti. Amal si è fermata davanti la statua "Angels Unawares" (angeli inconsapevoli), raffigurante migranti e rifugiati da luoghi ed epoche diversi, tutti sulla stessa barca. Lì ha trovato anche una tenda raffigurante la Santissima Trinità, realizzata dagli scout dell’Agesci di Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia in Roma. Una scelta simbolica per due di loro, Daniele ed Elena: «La tenda è simbolo di accoglienza».

«Amal ci ricorda i bisogni speciali dei giovani migranti, soprattutto quelli che come lei viaggiano senza famiglia», ha detto ad Avvenire il cardinal Czerny. Ma questa ragazza – il cui nome in arabo significa “speranza” parla al cuore di ognuno: «Non dobbiamo guardare Amal solo da un punto di vista geopolitico. Lei esprime un bisogno di tutti, quello di essere accolti», ha concluso Czerny. E a tutti, cittadini e istituzioni, si rivolge il cardinale scandendolo per due volte: «L’ospitalità genera vita».

I bisogni degli “invisibili”, ossia dei bambini, sono anche quelli su cui ha insistito monsignor Ambarus: «I bambini non hanno bisogno di trattati o di grandi sistemi, ma di relazioni» ha dichiarato ad Avvenire. Nella giornata di oggi, ognuno ha portato il suo contributo. La comunità degli scalabriniani ha preparato degli aquiloni per i bambini. Tra di loro Ruben dal Guatemala. È entusiasta dell’iniziativa: «Dopo tanti mesi di lockdown, è bello vedere bambini qui a “ballare la vita”».

Presente anche la onlus Pangea, che in tutto il mondo gestisce progetti di inclusione, soprattutto femminile. E ancora due ragazzi della casa di accoglienza Giona hanno portato la loro musica ai presenti. Uno dei due si chiama Sharmake, ha 17 anni e viene dalla Somalia. Con la sua energia è riuscito a far accennare qualche passo di danza anche a un paio di sacerdoti. «La mia canzone parla di amore», ci dice.

Ad aiutare l'organizzazione, i ragazzi impegnati nel servizio civile con la Caritas romana. Silva viene dalla Siria e ha 23 anni. La sua storia ci ricorda le tante Amal che popolano le nostre città. «Sono arrivata qui 5 anni fa, da sola» racconta. Oggi con la Caritas accoglie chi, come lei, ha viaggiato tanto per ricominciare una vita.

E poi ci sono loro, i veri protagonisti: i bambini, venuti da tutta Roma. Arrivano da Sant’Eligio al Prenestino, San Virgilio, San Filippo Neri a Pineta Sacchetti («er mejo», urla un bambino quando vengono nominati).

A loro si rivolge a sorpresa il Papa, che li ha radunati nel cortile San Damaso, lontano dai giornalisti. «Grazie per questa visita, potete fermarvi a giocare qui, non lasciate che vi caccino via, eh!» ha scherzato, prima di impartire la benedizione. Per Amal, invece, presto sarà tempo di rimettersi in marcia. L’Inghilterra è ancora lontana.

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