venerdì 1 marzo 2019
Fu istituita nel 1984 dopo l’appello di Papa Wojtyla a combattere la fame e la sete dei popoli della regione, parla il cardinale Turkson: serve un cambio totale
Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, 35 anni per lo sviluppo integrale

Quasi 40 anni fa, san Giovanni Paolo II era a Ouagadougou, capitale dell’Alto Volta, oggi Burkina Faso, uno dei “paesi della sete” dell’Africa Centrale, e in un’omelia rimasta storica (LEGGI), il 10 maggio 1980, lanciò un appello solenne a tutto il mondo, “a non chiudere gli occhi” davanti alla tragedia che si consuma ogni anno nella regione del Sahel. Terre secche, nude, flagellate da anni senza piogge, minacciate dalla desertificazione. Ecco le sue parole:

Io, Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e successore di Pietro, alzo la mia parola supplicante, perché non posso più restare in silenzio quando i miei fratelli e le mie sorelle sono minacciati. Sono qui la voce di coloro che non hanno voce, la voce degli innocenti, che sono morti perché mancavano loro acqua e pane, la voce dei padri e delle madri che hanno assistito alla morte dei loro bambini senza capire, o che vedranno per sempre nei loro bambini e le conseguenze della fame che hanno sopportato; la voce delle generazioni future, che non devono più vivere con questa minaccia terribile che pesa sulle loro vite. Lancio un appello a tutti.

Alcuni mesi dopo, nel novembre 1980, Papa Wojtyla ripetè lo stesso appello in Germania. Le sue parole attivarono una grande ondata di solidarietà, la prima pietra tangibile di quella che sarà la Fondation Jean Paul II pour le Sahel. Il Papa polacco ne avrebbe approvato lo statuto il 22 febbraio 1984, e il 6 marzo la Fondazione si sarebbe costituita ufficialmente. Il rappresentante legale è inizialmente il presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, e dall’agosto 2016 l’incarico passa al prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il cardinale Peter K.A. Turkson.

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