sabato 21 settembre 2019
I filo-iraniani hanno annunciato la sospensione dei raid con droni e con missili balistici contro l'Arabia Saudita e sono in attesa di una «reazione positiva». Sanzioni a Teheran dagli Usa
L'impianto di Khurais colpito sabato scorso dai droni degli Houthi yemeniti (Ansa)

L'impianto di Khurais colpito sabato scorso dai droni degli Houthi yemeniti (Ansa)

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I ribelli yemeniti Houthi, in diretta tv, hanno annunciato lo stop agli attacchi con droni e con missili balistici contro l'Arabia Saudita e sono in attesa di una "reazione positiva". La decisione è stata comunicata questa sera da Mahdi al-Mashat, capo del supremo consiglio politico degli Houthi, e trasmessa dalla tv satellitare al-Masirah. I ribelli Houthi, che sono sostenuti dall'Iran, hanno rivendicato recenti attacchi a due siti petroliferi sauditi, episodi che hanno inasprito le tensioni fra Iran e Usa.

Le sanzioni di Trump

Intanto, il presidente Usa Donald Trump che è tornato ad accusare Teheran dell'attacco ai pozzi petroliferi sauditi, ha anche ordinato di imporre «il più elevato livello di sanzioni» contro la banca nazionale dell’Iran. A dare l’annuncio lo stesso capo della Casa Bianca. Giovedì il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha detto che Teheran non vuole un conflitto, ma se vi sarà costretta i suoi nemici dovranno combattere «fino all’ultimo soldato». Un’escalation militare coinvolgerebbe in modo drammatico l’intera regione, ha peraltro avvertito il capo della diplomazia iraniana, dopo che Trump aveva parlato di «molte opzioni» ed evocato «anche l’ultima opzione», ovvero quella militare.

Nei siti colpiti dai droni

La compagnia petrolifera Saudi Aramco ha invece aperto le proprie porte ai media per mostrare i danni ai suoi impianti colpiti dagli attacchi di sabato scorso dei droni, rivendicati dai ribelli Houthi dello Yemen, ma dei quali Washington e Riad accusano l'Iran. A Khurais, uno dei due siti colpiti dai droni e missili cruise, sono stati mostrati ai giornalisti tubi fusi e attrezzature bruciate. Sul sito sono in corso i lavori per ripristinare il pieno funzionamento della struttura. "Siamo fiduciosi che torneremo ai livelli di produzione pre-attacco entro la fine di settembre", ha detto il general manager di Aramco per l'area meridionale.

In arrivo altre truppe Usa

Gli Stati Uniti non rinun ciano con unque alla consueta dimostrazione di forza e inviano truppe in Medio Oriente dopo l'attacco ai pozzi in Arabia Saudita attribuito all'Iran. "In risposta alla richiesta dell'Arabia Saudita, il presidente (Donald Trump) ha approvato il
dispiegamento di forze Usa che... saranno impegnate in primo luogo sulla difesa aerea e missilistica", ha annunciato durante
una conferenza stampa il capo del Pentagono, Mark Esper, affiancato dal capo degli stati maggiori congiunti Joseph Dunford. "Come ha chiarito il presidente, gli Stati Uniti non cercano un conflitto con l'Iran. Detto questo, abbiamo molte opzioni militari a disposizione nel caso si rivelassero necessarie", ha ammonito Esper indicando che il numero dei militari dispiegati sarà contenuto e che si tratta di "supporto difensivo addizionale" richiesto dall'Arabia Saudita.
"Le truppe aggiuntive - ha proseguito il ministro della Difesa - serviranno a garantire la libera circolazione di risorse necessarie a sostenere l'economia globale". Gli Usa intendono anche accelerare le consegne di apparecchiature militari a Riad e agli Emirati Arabi Uniti "per migliorare la loro capacità di difendersi", ha rimarcato Esper senza mai menzionare un possibile attacco contro l'Iran.

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