lunedì 27 febbraio 2017
Il padre del militare dei corpi speciali, morto nel primo raid dell'era Trump: "La mia coscienza mi ha impedito di farlo". E ora attacca: "Voglio un'inchiesta"
Morte e distruzione nella città di Aden (Ansa/Ap)

Morte e distruzione nella città di Aden (Ansa/Ap)

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Niente faccia a faccia. Niente stretta di mano. Nessun rituale di “riconciliazione”. Troppo bruciante la ferita, troppo forte il dolore. E la rabbia. E così Bill Owens, il papà di William “Ryan” Owens, soldato americano ucciso in Yemen nel primo raid compiuto sotto la nuova Amministrazione, ha rifiutato di stringere la mano al presidente Donald Trump. E’ accaduto un mese fa, e ieri l’uomo ha raccontato il perché del suo diniego.

"Ora voglio un'inchiesta"

La bara, coperta con la bandiera a stelle e strisce americana, era atterrata alla Dover Air Force Base il primo febbraio scorso. Per accogliere la salma, il presidente aveva lasciato la Casa Bianca, accompagnato dalla figlia Ivanka, e in elicottero aveva raggiunto la base militare. "Non volevo fare scene, ma la mia coscienza non mi permetteva di parlargli", ha raccontato oggi. E adesso il padre ha chiesto un'inchiesta sull'accaduto: "Perché proprio in quel momento si volle fare quella stupida missione, quando la sua amministrazione era cominciata da appena una settimana? Perchè?". "Nei due anni precedenti, non c'erano stati 'boots on the ground', militari sul terreno, in Yemen: solo missili e droni. Perchè non c'era alcun obiettivo che valesse la vita di un americano. Perchè, tutto all'improvviso, si è dovuto fare questo sfoggio?". Il militare, uno dei più decorati soldati del "team 6", lo stesso che eliminò il 2 maggio 2011 Osama bin Laden in Pakistan, aveva 36 anni ed era padre di tre ragazzini: morì probabilmente, ha raccontato il padre- nelle fasi iniziali dell'operazione, in uno scontro a fuoco con i miliziani. L' obiettivo era un campo ritenuto un covo di al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap), vicino a al Bayda, nello Yemen meridionale. Nel raid, costata la vita a una trentina di civili, morì anche Nora, la figlia di 8 anni, con doppia nazionalità statunitense e yemenita, dell'ex leader di Aqap, Anwar al-Awlaki, ucciso da un drone Usa su ordine di Barack Obama il 30 settembre 2011. Il nonno della bambina, Nasser al-Awlaki, ex ministro dell'agricoltura yemenita, ha raccontato che da qualche tempo la piccola viveva con la madre. Quella notte morirono anche donne e altri bambini.

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