sabato 31 marzo 2012
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Il Myanmar affida domani alle urne un’aggiunta di speranza per l’affermazione della sua democrazia, al momento sotto stretta tutela militare.

Quelle del primo aprile saranno elezioni suppletive. In gioco sono i 48 seggi rimasti vacanti in Parlamento dopo le elezioni del 7 novembre 2010. Di fatto, solo 44 seggi, dopo che la consultazione elettorale è stata cancellata di recente in quattro circoscrizioni, di cui tre nell’area controllata dalla minoranza Kachin in conflitto contro le autorità centrali. I seggi originari in gioco erano 40 per la Camera del popolo (su 330 complessivi e altri 110 di diritto alle forze armate) e 6 nella Camera delle nazionalità su 168 eleggibili (su 224).

Consultazione limitata, quindi, ma importante per la partecipazione dell’icona della democrazia birmana, Aung San Suu Kyi – che dovrebbe riuscire ad entrare in Parlamento – e di fatto, attraverso lei e altri candidati, del ritorno sulla scena politica della Lega nazionale per la democrazia, la maggiore forza di opposizione a 22 anni dalla vittoria scippata dal regime nel 1990. La Lega si troverà ad affrontare soprattutto il Partito per l’Unione la solidarietà e lo sviluppo vincitore indiscusso, ma con pochi ostacoli, delle elezioni del 7 novembre 2010.

Aung San Suu Kyi, che ha passato 15 degli ultimi 21 anni in carcere o agli arresti domiciliari, è candidata in una circoscrizione di Yangon (Rangoon) l’ex capitale politica, oggi capitale commerciale. Forte il suo impegno diretto anche a sostegno di altri candidati del partito un po’ in tutto il Paese, al punto che la 66enne leader dell’opposizione, sfinita, ha dovuto interrompere la campagna a una settimana dal voto. In una conferenza stampa, la signora Aung San ha dichiarato che la campagna elettorale ha visto «irregolarità ben superiori a quelle accettabili» e che «considerando quanto abbiamo visto negli ultimi due mesi» il voto si presenta «tutt’altro che libero e giusto». Tuttavia, denunciando le intimidazioni cui sono stati sottoposti suoi sostenitori durante la campagna elettorale, ha aggiunto di volere confidare nella vittoria del suo partito «per il bene del Paese».

A rendere questa tornata elettorale importante oltre il suo orizzonte parziale è la possibilità per la prima volta di seguire il voto da parte di centinaia di giornalisti accreditati, in parte anche dell’opposizione, alcuni rientrati dall’esilio. In vista dell’evento elettorale, alcune decine di giornalisti indipendenti hanno partecipato a un incontro di informazione “alternativa” dal 18 al 22 marzo a Yangon. A questi si aggiungono poi decine di osservatori internazionali ammessi dal governo, provenienti da una ventina di Paesi, oltre che in rappresentanza di Unione Europea e Nazioni Unite.

A rendere ancora più interessante il gioco elettorale, le voci e i sintomi di tensione tra il vertice politico e parte dell’establishment militare. Come, ad esempio, il richiamo del presidente Thein Sein a interrompere le operazioni belliche negli Stati federati dove vivono gruppi etnici che la repressione non ha ancora piegato. I forti interessi dei generali sul terreno, di fatto contrastano con la volontà espressa dal governo di arrivare a un accordo con le minoranza che ancora combattono per la propria autonomia. Al momento, comunque gli osservatori escludono tensioni di rilievo tra i militari e gli ex generali oggi in politica, mentre si teme un colpo di coda repressivo nel caso di vittoria schiacciante delle opposizioni.IL DISSIDENTE TOE ZAW LATT: ORA SARA' IL GOVERNO A FINIRE SOTTO ESAMEToe Zaw Latt, dissidente birmano della “generazione dell’88” è responsabile della redazione thailandese della Voice of Burma, rete tv e sito Web collegato che, con base in Norvegia, negli anni bui della dittatura militare ha fatto conoscere al mondo le sofferenze e le aspirazioni del popolo del Myanmar.Quali attese l’opposizione e le minoranze etniche ripongono in queste elezioni?Basta vedere le folle che hanno accompagnato la campagna elettorale di Aung San Suu Kyi per capire l’entusiasmo che la circonda e capire che seguito essa e il suo partito possono avere. Difficile ovviamente fare previsioni, ma è prevedibile che – nonostante le manovre del governo e dei militari – la Lega nazionale per la democrazia possa affermarsi con oltre il 50 per cento dei voti. D’altra parte, se nel passato addirittura circoscrizioni controllate di militari hanno vista la vittoria inappellabile dell’opposizione, è facile immaginare come le cose andranno domani.La campagna elettorale è stata corretta? E che cosa ci si può aspettare dal voto?Credo che in questo caso la campagna sia stata relativamente libera da brogli e intimidazioni. Il governo ha sostanzialmente mantenuto il suo impegno di garantire un voto libero e pacifico. Certo ci sono e ci potranno essere dubbi su registrazioni in eccesso o mancanti, oppure su risultati in parte manipolati, sulle pressioni sugli attivisti dell’opposizione e abbiamo notizia di frodi da parte del partito di maggioranza e di altri. Come, ad esempio, la cancellazione di debiti di cittadini che votino secondo e indicazioni del governo e dei vertici militari.Nel caso che Suu Kyi ottenesse un seggio parlamentare, questo potrebbe davvero rafforzare il suo ruolo e quello dell’opposizione democratica?Occorre precisare che se vincesse, come è assolutamente prevedibile, non entrerebbe nel governo. Ci sono state e forse ci saranno ancora pressioni in questo senso ma la sua scelta è di restare all’opposizione perché questo le consentirà di premere per una modifica della costituzione che assegna oggi un ruolo di controllo ai militari. Un’opposizione minoritaria può sempre avere un ruolo e certamente l’autorità e il carisma di Aung San Suu Kyi potranno essere di grande aiuto.Quali possibilità hanno i partiti della coalizione governativa di falsare i risultati?Difficile dirlo. Il governo che, in passato, ha attaccato Suu Kyi potrà rispettare il risultato delle urne? Noi speriamo che non succeda nulla che cambi la volontà degli elettori. In questo un ruolo lo avrà la presenza di osservatori internazionali. Il governo e il partito di maggioranza hanno un passato negativo e potrebbero intervenire ancora, ma molto dipende da come loro percepiscono il voto e la loro sincerità nel processo di riforma.Tornando all’accenno che lei ha fatto agli osservatori internazionali, quale sarà il loro ruolo e quello delle diplomazie nel garantire libere elezioni?Un ruolo essenziale, che metterà alla prova il governo. Personaggi e partiti che hanno preso il potere 18 mesi fa con elezioni dai risultati fortemente dubbi, in cui l’opposizione democratica non ha potuto avere alcun ruolo, hanno oggi la possibilità di dimostrare al mondo la loro reale volontà di cambiamento.

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