lunedì 25 aprile 2011
Wikileaks colpisce ancora e rivela tutti i file segreti degli oltre 700 detenuti rinchiusi dal 2002 ad oggi a Guantanamo, nel campo di prigionia istituito da George Bush che Barack Obama ha tentato di smantellare ma sembra costretto a dover mantenere - visto l'ostruzionismo incontrato al Congresso - con almeno i 172 detenuti ancora rinchiusi.
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L'amministrazione Usa ancora nel mirino di Julian Assange. Wikileaks colpisce ancora e rivela tutti i file segreti degli oltre 700 detenuti rinchiusi dal 2002 ad oggi a Guantanamo, nel campo di prigionia istituito da George Bush che Barack Obama ha tentato di smantellare ma sembra costretto a dover mantenere - visto l'ostruzionismo incontrato al Congresso - con almeno i 172 detenuti ancora rinchiusi.Le migliaia di pagine dei 759 file - che sono stati pubblicati da New York Times, Washington Post, Guardian e El Pais - vi sono scritte nere su bianco verità di violazioni dei diritti umani già condannate e criticate in questi 10 anni. Si parla di detenuti trasportati nel campo di prigionia a Cuna in gabbie, imprigionati per anni senza alcuna formale incriminazioni, sulla base di prove quanto mai labili o estratte con maltrattamenti quando non con torture vere e proprie.Dai file emerge infatti l'ossessione del Pentagono e della Cia dei tempi di George Bush nell'estrarre il massimo di informazioni dai fermati, anche con l'utilizzo di quei "metodi di interrogatorio" autorizzati dallo stesso presidente. E testimoniano come tra i detenuti vi sia stato un afgano di 89 anni, fermato e trasferito a Guantanamo per "numeri di telefono sospetti" trovati a casa sua. E un ragazzo di 14 anni trasferito solo per "la possibilità che conoscesse i leader talebani locali".Con una dichiarazione il Pentagono ha criticato la decisione "inopportuna" di pubblicare questo materiale, sottolineando che questi file, chiamati Detainee Assessment Briefs (Dabs) sono per loro natura sintetici e incompleti. "La Guantanamo Review Task Force, istituita nel gennaio del 2009, li ha valutati durante la revisione delle informazioni sui detenuti", hanno detto il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, e l'ambasciatore Daniel Fried, inviato speciale di Obama per la questione dei detenuti, in particolare il loro trasferimento nei paesi d'origine e paesi terzi.La commissione creata da Obama per decidere quali detenuti scarcerare, in moltissimi casi dopo anni di durissima detenzione per motivi futili, quali trasferire in altri paesi e quali invece sono troppo pericolosi per essere liberati, in "alcuni casi è arrivata a conclusioni diverse da quelle del Dab, o ha aggiornato le informazioni contenute. Ogni file ottenuto illegalmente e diffuso da Wikileaks - hanno detto ancora dall'amministrazione Usa - potrebbe non corrispondere all'attuale giudizio su un determinato detenuto".Quello che colpisce di questi file è appunto che i detenuti non vengono classificat non solo per loro pericolosità, ma in base all'importanza delle informazioni che possono fornire, con una scala discendente dall'alto in basso: "high", "medium" e "low". Nei documenti analizzati dal Guardian emerge che ad almeno 100 dei detenuti di Guantanamo sono stati diagnosticate malattie mentali, di natura depressiva o psicotica. Molti - come del resto è noto - hanno tentato il suicidio o condotto lunghi periodi di sciopero della fame contro le condizioni di detenzione.Dai dossier emergono anche dettagli quanto meno curiosi del modus operandi degli ormai famigerati "interrogators", gli agenti dell'intelligence - spesso anche contractors - a cui erano affidati gli interrogatori. In un file di 17 pagine, dal titolo "matrice degli indicatori di minaccia dei combattenti nemici", è anche inserito come segnale rivelatorio il possesso di un particolare modello di orologio Casio. "È noto che il Casio è consegnato alle reclute di al Qaeda che partecipano ai corsi di addestramento all'uso degli esplosivi in Afghanistan", si afferma.E tra gli indicatori di minaccia è inserito anche il collegamento all'Isi, il servizio di intelligence del Pakistan, sulla carta alleato di Washington nella lotta al terrorismo. Dai file arriva poi una rivelazione: un giornalista di al Jazeera è stato detenuto per sei anni a Guantanamo per poterlo interrogare proprio sull'emittente globale in lingua araba, per conoscere - si legge nel dossier - "i programmi di formazione del network, le strutture tecniche e le operazioni di raccolta di informazione in Cecenia, Kosovo e Afghanistan, compreso il modo in cui vengono recapitati i video di Ubl". Vale a dire Osama Bin Laden.
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