sabato 4 febbraio 2023
L'enciclopedia partecipativa si sarebbe rifiutata di rimuovere totalmente un non meglio specificato «contenuto» che offendeva Maometto. Per molti è l'ennesimo tentativo di «controllare Internet»
Wikipedia è «blasfema», il Pakistan la mette al bando
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Nel Pakistan di Asia Bibi e che mette a morte cristiani e musulmani per una semplice denuncia (spesso interessata) di blasfemia, anche l'enciclopedia online partecipativa Wikipedia è stata bloccata in Pakistan per “contenuti blasfemi”: lo ha annunciato l’Autorità per le telecomunicazioni del Paese a maggioranza musulmana. Wikipedia è stata bloccata in tutto il Paese - ha detto all'agenzia di stampa Afp Malahat Obaid, portavoce della Pakistan Telecommunications Authority (Pta) “dopo non aver risposto alla nostra ripetuta richiesta di rimuovere contenuti profani e non aver rispettato la scadenza” per la rimozione. Il Pta aveva annunciato mercoledì scorso di aver dato tempo a Wikipedia fino a venerdì per rimuovere il contenuto in questione, senza specificare quale sia.

Invece, “hanno rimosso parte del contenuto ma non tutto”, ha aggiunto il portavoce. Wikipedia, quindi, “rimarrà bloccata fino a quando tutti i contenuti controversi non saranno rimossi”. Da oggi, ha affermato, l'accesso all'enciclopedia è risultato impossibile, ha osservato un giornalista dell'Afp sul posto. In una dichiarazione, la Wikimedia Foundation, che gestisce Wikipedia, ha affermato che il blocco “impedisce alla quinta nazione più popolosa del mondo di accedere al più grande deposito gratuito di conoscenza”. “Se continua così, priverà anche il mondo dell’accesso alla conoscenza, alla storia e alla cultura del Pakistan”, afferma la dichiarazione.

Per Usama Khilji, sostenitore dei diritti digitali, il blocco di Wikipedia è il risultato di “uno sforzo concertato per esercitare un maggiore controllo sui contenuti di Internet”. “L’obiettivo principale è mettere a tacere qualsiasi dissenso”, ha detto ad Afp, osservando che “la blasfemia è spesso usata per questo scopo”. A loro volta molti pachistani si sono rivolti ai social media per parlare di decisione “regressiva”, di imbarazzo per l’immagine globale del paese. Da tempo i sostenitori della libertà di espressione nel criticano la censura strisciante da parte ufficiale e il crescente controllo sui mass media, sia stampati, sia elettronici. Il fatto che sia utilizzata la “leva” religiosa è un ulteriore elemento di preoccupazione per la società civile. Da un lato la pressione estremista che sia avvale anche di intimidazioni e violenza, dall’altro le opportunità politiche che esasperano la sensibilità religiosa della maggioranza musulmana contrastano con il desiderio di apertura e di informazione di molti.

In passato alcune pagine dell’enciclopedia erano già state censurate in Pakistan. Anche i giganti dei social media Facebook nel 2010 e YouTube tra il 2012 e il 2016 sono stati bloccati per lo stesso motivo. Più di recente, la piattaforma di condivisione video TikTok è stata ripetutamente bloccata dalle trasmissioni nel Paese per contenuti ritenuti “indecenti” e “immorali”.






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