martedì 28 giugno 2016
​​Il capogruppo del Ppe molto vicino alla cancelliera Merkel: un progetto di pochi, però tutti andranno coinvolti. La Ue riparte da tre: vertice Merkel, Renzi e Hollande EDITORIALI Una "condanna" che si deve evitare (G.C.Blangiardo) Il sintomo della crisi di un disegno egemonico (M.Olivetti) 
Brexit, Weber: «Giustissimo il tavolo a tre con Roma»
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È giusto che un gruppo di Stati vada avanti per preparare il lavoro di rilancio dell’Europa dopo il Brexit. E l’Italia, dopo le riforme e i cambiamenti che ha fatto, si è conquistata di diritto un posto al tavolo insieme a Francia e Germania. Alla vigilia dell’assemblea plenaria straordinaria del Parlamento Europeo oggi a Bruxelles, il presidente del gruppo dei Popolari (Ppe) Manfred Weber, un politico tedesco della Csu bavarese molto vicino alla cancelliera Angela Merkel, in questa intervista ad Avvenire commenta il vertice di Berlino, e quel che aspetta l’Europa dopo la Brexit. Presidente, la presenza di Matteo Renzi al “tradizionale” tavolo franco-tedesco a Berlino ha spinto la Frankfurter Allgemeine a parlare di «nuovo direttorio»… Vede, il fatto è che sappiamo che alcuni Stati devono andare avanti nella preparazione dei prossimi passi della costruzione europea, e sono lieto che oggi (ieri ndr ) questi tre leader si incontrino a Berlino. Tutti e tre hanno una grande responsabilità, con la riconferma di un forte impegno per l’Ue. Mi auguro che non venga percepito come un progetto di pochi, ma che tutti siano coinvolti, e qui mi riferisco anche all’Est. Stiamo passando dal tradizionale “motore franco-tedesco” dell’Ue a uno “franco- tedesco-italiano”?È molto importante che al tavolo di Berlino sia presente anche Matteo Renzi. L’Italia ha dimostrato negli ultimi anni di essere in grado di realizzare i necessari cambiamenti e riforme, come quella del mercato del lavoro e del Senato, che servono a rendere l’Italia più forte, che oltretutto è anche membro del G7, ha una voce internazionale. Questi tre stati sottolineano che non sono pronti ad accettare uno sconvolgimento dell’Unione Europea. Perché è urgente la forte conferma che tutta l’Europa continentale non vede alcuna alternativa alla via europea comune. Possiamo magari parlare di riforme, ma certo è che non abbiamo una «Europa di riserva » che si può tirare fuori da un cassetto. O rilanciamo e riformiamo l’attuale Europa, o ricadremo nel nazionalismo che già tanti disastri ha causato all’Europa. Intanto l’euroscetticismo dilaga ovunque. Come rispondere? Brexit suona la sveglia ai leader, spero che capiranno che dovranno saper mostrarsi uniti. La riconquista della fiducia dei cittadini ci sarà se riusciremo a trovare insieme risposte alle gravi questioni del momento, i flussi migratori, la disoccupazione soprattutto giovanile, la crescita, se riusciremo ad avere risultati, se i cittadini vedranno che i leader europei riescono insieme a trovare soluzioni per l’Europa. Non è la discussione su possibili nuovi trattati, su questioni istituzionali, che interessa i cittadini. Dobbiamo superare la spaccatura tra stati e finalmente trovare soluzioni. Domani (oggi ndr) approverete in plenaria una risoluzione per chiedere che il governo britannico attivi al più presto l’articolo 50 del trattato Ue (la notifica ufficiale di voler uscire dall’Ue, da cui scatta il tetto di due anni per negoziare). Altri, però, tra cui la stessa cancelliera Merkel, sembrano avere meno fretta, mentre Londra dice: non prima di settembre... Siamo indubbiamente in una fase in cui abbiamo una certa instabilità, i mercati non si sono ancora ripresi, siamo ancora in una situazione fragile sul piano economico. Per questo serve un forte segnale dalla politica che aiuti a riportare la stabilità. Bisogna far capire che tutto funziona normalmente, a cominciare del mercato interno, anche nel Regno Unito. Dunque non c’è motivo per azioni precipitose. Tuttavia è anche chiaro che i negoziati non possono durare in eterno, perché sono anch’esse fonte di insicurezza. Anche se certo sappiamo che non possiamo costringere il Regno Unito ad attivare l’articolo 50. La palla sta a Londra, è anche nel suo interesse non prolungare l’incertezza. Qualcuno dice: alla fine la Brexit non si farà… Noi rispettiamo il risultato del referendum che chiede l’uscita del Regno Unito dall’Ue, e per noi è quel che vale. Il resto sono questioni interne britanniche. Chiudiamo con la Spagna. Contento della vittoria di Rajoy? Certo. È il segno che, anche in Spagna, la gente vuole stabilità. I partiti ora dovranno trovare il modo per cooperare per il bene del paese.
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