giovedì 3 novembre 2016
Scelta moralmente difficile. L'arcivescovo di New York Dolan: "Campagna disgustosa, la sacralità della vita va difesa".
La cattedrale di San Patrick a New York.

La cattedrale di San Patrick a New York.

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Sono un quinto dell'intero elettorato americano: un gruppo che i candidati democratici e repubblicani non possono permettersi di ignorare. Ma quest’anno i cattolici americani si trovano di fronte a una scelta moralmente difficile. Sulla scheda elettorale l’8 novembre da una parte ci sarà Hillary Clinton, la paladina del diritto all’aborto che non tollera alcun limite all’interruzione di gravidanza, neanche negli ultimi tre mesi di gestazione, quando si trasforma nella prassi raccapricciante della “nascita parziale”. Clinton che da un quarto di secolo è insieme al marito ai vertici della politica nazionale, schivando scandali e architettando sotterfugi che le hanno fatto perdere la fiducia degli elettori. Dall’altra parte ci sarà Donald Trump, il miliardario che non paga le tasse da anni e che si è vantato in termini crudi e offensivi di aver molestato sessualmente decine di donne. E che vuole costruire un muro al confine con il Messico.
Non a caso, quest’anno il 20% degli elettori di fede cattolica si definisce ancora “indeciso”, a una settimana dal voto. Astenersi, ricordano i vescovi statunitensi, non è la soluzione. I fedeli che cercano di orientarsi spesso trovano una bussola nella loro storia familiare. Il milione e mezzo di elettori cattolici di origine latinoamericana trova quasi impossibile dare la preferenza al candidato repubblicano che ha criminalizzato tutti gli “hombres cattivi” che vengono dal sud. Per i cattolici di origine italiana o irlandese è invece inaccettabile lo spregio della sacralità della vita dimostrato da Clinton. Il maggiore e crescente peso numerico dei latinos fa per ora pendere l’ago del voto cattolico verso il piatto democratico, ma di poco.
L’arcivescovo di New York Timothy Dolan comprende lo scoraggiamento dei fedeli: “E’ stata una campagna che ha disgustato invece di sollevare gli animi”, dice ad Avvenire. Poi fornisce agli elettori cattolici alcuni elementi di riflessione: “La dignità della vita umana deve essere difesa come priorità fondamentale, indipendentemente dalla razza, dalla cittadinanza, dalla condizione economica, dall’età e dalla salute della persona — spiega — e la sacralità della vita deve essere difesa con vigore, dal concepimento al momento della morte naturale”. Un’attenzione particolare deve essere riservata alla tutela dei non nati. Perché, si chiede il cardinale, “ho torto nel chiedermi se non sia stata la licenza illimitata ad abortire ad avere avuto un effetto tossico sulla nostra Repubblica?”

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