martedì 28 aprile 2020
L’allarme in Olanda: lo sfruttamento degli animali e i rischi. I ministri chiedono un’indagine sulle modalità della trasmissione del virus. Blindata l’area nel Nord Brabante
Amsterdam in lockdown festeggia i reali

Amsterdam in lockdown festeggia i reali - Reuters

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Il ministro olandese dell’Agricoltura Carla Schouten ha inviato una lettera ufficiale al presidente della Camera bassa del Parlamento, insieme al ministro della sanità H. de Jonge, per denunciare che in due allevamenti di visoni alcuni animali sono morti per infezione da Covid-19. La verifica sugli animali è stata avviata dopo che alcuni lavoranti – non sottoposti al tampone – avevano manifestato sintomi riferibili al coronavirus. Il primo allevamento si trova a Milheeze, con 13.000 animali, l’altro a Beek en Donk, (7.500 visoni adulti). Entrambi si trovano nella regione Nord-Brabant, dove è scoppiato e resiste il focolaio dell’epidemia. Va ricordato che finora, l'Olanda ha registrato quasi 38 mila casi e poco meno di 4.500 decessi per coronavirus. E in questi giorni gradualmente riprenderanno le attività principali, scuole comprese dall'11 maggio.

Pare che proprio i visoni, i furetti, a volte i gatti, siano particolarmente recettivi al Sars-Cov-2. I visoni, a causa delle condizioni di sovraffollamento e della mancanza di igiene delle gabbie possono diventare veicolo di infezione. In natura possono vivere sino a 11 anni, ma negli allevamenti vengono uccisi quando sono cuccioli di 7-8 mesi. Mesi trascorsi in condizioni vergognose. «Avevo già informato il Parlamento il 22 aprile – scrive il ministro Schouten –. Ora, presidente, dobbiamo compiere celeri ed approfondite ricerche per scoprire se il contagio potrebbe diffondersi. È soprattutto importante acquisire la certezza del passaggio del virus dall’uomo all’animale, escludendo l’eventualità di contagio dall’animale all’uomo; per la tutela della salute pubblica e delle stesse bestie». Il ministro ha anche ricordato che in base alla legge è obbligatorio diffondere l’avviso ai proprietari di altri allevamenti simili, ai veterinari, ai laboratori di sperimentazione sugli animali. Da ora è proibito il trasporto.

Le due zone sono state recintate; si può passeggiare e andare in bicicletta solo a una distanza di 400 metri». Nel 2012 una legge aveva proibito di allevare crudelmente e uccidere milioni di animali per farne capi di abbigliamento. Gli allevatori avevano inoltrato e perso un ricorso nel 2016, ottenendo però una proroga di mantenimento di quelli esistenti sino al 2024 (per evitare un danno economico). Ancora una volta l’ambiente si ribella all’uomo che sfrutta e maltratta gli animali. Proprio come è successo a Wuhan, da dove è partita questa terribile pandemia.

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