venerdì 5 febbraio 2016
​L'Onu punta su aborto e pianificazione familiare, ma i vescovi del Brasile ricordano che i più colpiti dal virus della zanzara che può provocare malfomazioni al feto sono i poveri, che vanno aiutati.
I vescovi: Zika, no alla scappatoia dell'aborto
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Cresce l'emergenza legata al virus Zika. E prima ancora degli aiuti e strategie sanitarie partono le battaglie a sfondo ideologico. Ancora non è chiaro come e in che percentuale sul totale dei casi il virus possa essere trasmesso per via sessuale, infatti la diffusione della patologia avviene soprattutto attraverso le punture di un tipo di zanzara. Ma già c'è chi vuole aprire campagne per diffondere i profilattici. Il Fondo Onu per la popolazione (Unpfa) ha, infatti, già chiesto di contrastare zika con politiche volte a diffondere «la pianificazione familiare», pur mancando, appunto, qualsiasi base scientifica. E l’alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Raad al-Hussein, ha incalzato, chiedendo ai Paesi colpiti da zika di «garantire alle donne il diritto all’interruzione di gravidanza». Il virus, asintomatico nella maggior parte dei casi, potrebbe avere effetti pericolosi sulle donne incinte. Gli scienziati stanno esplorando il possibile nesso tra l’epidemia e l’aumento di neonati microcefali, cioè con la testa più piccola rispetto al normale e possibilità di manifestare un ritardo psichico durante la crescita. Finora, però, i risultati sono controversi. Dei 3.670 casi sospetti all’esame del ministero di Salute, solo per 404 è stata appurata l’effettiva microcefalia. Per altri 709, invece, si è potuta scartare la diagnosi. In ogni modo, anche per i bimbi malati, il nesso con zika è stato dimostrato solamente per 17 di loro. L’Istituto nazionale di bioetica Anis, tuttavia, sta già preparando un ricorso presso la Corte Suprema per consentire l’interruzione della gravidanza alle mamme colpite dal virus. A prescindere da ogni altro esame o valutazione clinica. Il gruppo, da sempre pro aborto, nel 2012, con un analogo sistema, aveva ottenuto il via libera dal tribunale all’aborto per i feti anacefali. Delle persone ammalate e dei loro familiari parlano invece i vescovi brasiliani. «Senza una politica sanitaria di base efficace non è possibile affrontare in modo efficace l’aedes aegypti», cioè la zanzara responsabile della trasmissione di zika. Di fronte all’avanzare dell’epidemia, dichiarata emergenza mondiale dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la Conferenza episcopale del Brasile, nazione finora più colpita, ha chiesto allo Stato politiche di salute universali e particolare assistenza ai malati e ai loro familiari. Senza scegliere «facili scappatoie». Per la Chiesa, ora, è il momento di uno sforzo congiunto per lottare contro i focolai dell’epidemia, che colpisce in particolare i poveri. E garantire a questi ultimi le migliori possibilità di cura. La aedes aegypti è responsabile, oltre di zika, di dengue e chikungunya, malattie invisibili come il Chagas, proprio perché riguardano gli esclusi. E pertanto sono trascurate dalle cause farmaceutiche, concentrate su «filoni più remunerativi».

La Chiesa non nega la gravità di zika. L’epidemia, tuttavia, rischia di venir strumentalizzata da quanti chiedono una liberalizzazione totale dell’aborto nel Paese. Nel fermento non proprio obiettivo, che fa dilagare della paura nella popolazione, i vescovi hanno invitato a non farsi prendere dal panico.  Il possibile nesso tra zika e microcefalia «va studiato con attenzione, per quanto ancora non sia stato dimostrato». Quest’ultimo, tuttavia, «non deve diventare la giustificazione per difendere l’aborto dei feti microcefali, così come sostengono alcuni gruppi», poiché «sarebbe una totale mancanza di rispetto per il dono della vita».

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