giovedì 20 settembre 2012
Il partito dei Fratelli musulmani egiziani chiede al governo francese di agire contro Charlie Hebdo, il settimanale che pubblica le vignette. Il capo del partito, Mohamed Badei, ringrazia i cristiani che in Egitto e all'estero hanno sostenuto la denuncia e invita a protestare senza violenza.
Insensatezza e libertà di Giorgio Ferrari
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È alta tensione in Europa e nel mondo islamico alla vigilia di un venerdì caldo per le annunciate proteste musulmane contro il film blasfemo prodotto in America e le vignette su Maometto pubblicate in Francia da Charlie Hebdo. La polizia transalpina è in stato di massima allerta e la sede parigina del settimanale satirico è presidiata. Si temono attentati ma anche che Al Qaeda possa uccidere i due ostaggi francesi in Mali o che magari si infiammino di nuovo le "banlieue". Come anticipato dal governo, la polizia ha negato il permesso per una manifestazione contro il film su Maometto che si sarebbe dovuta tenere sabato davanti alla Grande Moschea di Parigi. Il ministro dell'Educazione francese, Vincent Peillon, ha ribadito che la libertà d'espressione è"un principio intangibile", è stato "molto importante" per la civiltà occidentale e come tale va preservato.E mentre migliaia di persone, sedicenti "studenti", a Teheran manifestavano dinanzi all'ambasciata francese, ancora oggi si sono registrate proteste in Afghanistan e Pakistan: a Labul, alcune centinaia di giovani sono scesi in piazza; a Islamabad, per la prima volta le manifestazioni hanno assunto un tono violento nella capitale pakistana e la polizia è stata costretta a usare gas lacrimogeni e pallottole a salve per disperdere i dimostranti che puntavano verso l'enclave diplomatica. Anche i Fratelli Musulmani - il potente movimento islamista da cui proviene lo stesso presidente egiziano, Mohammed Morsi - hanno chiesto al governo francese di prendere un'iniziativa contro chi si fa gioco del profeta Maometto; e hanno ricordato che "la magistratura francese ha adottato misure dissuasive contro la rivista che ha pubblicato le foto della moglie del principe William".Intanto Sudan e Singapore hanno chiesto il blocco dell'accesso a Youtube per impedire la diffusione del film che ha infiammato la rabbia. A tale proposito, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha definito come "assolutamente legittimo" da parte dei governi "il blocco di siti che sono oggetto di comportamenti non positivi e di istigazione all'odio"; ha ricordato che c'è "una linea sottile ma chiara" che passa tra la libertà di espressione e la libertà di religione (e su questo l'Italia ha "una posizione chiara" perchè riconosce il reato di diffamazione religiosa) e ha infine ribadito la posizione del governo: "Non è ammissibile il dileggio di valori importanti" come la fede, ma non è ammissibile neppure alcun pretesto che scateni la violenza.
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