martedì 9 agosto 2016
In rete l’«appello» del figlio 15enne di un imam radicale. Le autorità: prendiamo sul serio la minaccia. Caccia nel Paese
Video-choc: «Morte ai cristiani»
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«O Allah, annienta gli odiosi cristiani, uccidili tutti, non lasciarne vivo neppure uno ». È il passaggio più inquietante di un video scoperto ieri, che mostra un adolescente passeggiare, di notte, per le vie di Verviers, una cittadina nel Belgio orientale, recitando una “preghiera” in arabo contro i cristiani e che esalta inoltre i «mujaheddin » e chiede ad Allah di sostenerli nella «lotta contro i nostri nemici».

Sono passate 48 ore dall’attacco al machete contro due poliziotte, sabato a Charleroi, nel sud del Belgio, ed ecco il messaggio di odio, rivelato dal sito dell’osservatorio sul Medio Oriente Memri (con sede a Washington), che ha riacceso il faro su Verviers, uno dei capisaldi del fondamentalismo islamista belga, e già teatro, nel 2015, di un raid della polizia che scoprì i preparativi di un ingente attentato. Le autorità prendono molto sul serio il documento, ha detto il sindaco di Verviers Muriel Targnion.

«Appena visto il video – ha detto – ho immediatamente avvertito la polizia del distretto e quella federale ». Il sindaco ha inoltre assicurato che sono state già prese «misure», senza fornire ulteriori dettagli. «Questa persona – ha detto ancora – è pericolosa e deve essere arrestata».

È caccia aperta in tutto il Paese. Gli inquirenti sarebbero convinti che il video è del 2 agosto, meno di una settimana dal sanguinoso attacco a una chiesa a Rouen, in Francia. Ieri, il segretario di Stato all’Asilo e alla migrazione, Theo Francken, ha confermato che il ragazzo che si vede nel video contro i cristiani è il figlio quindicenne dell’imam salafita Shayh Alami, residente a Dison, a un paio di chilometri da Verviers, noto per le sue posizioni ultra-radicali e già oggetto di vari ordini di espulsione, ma tuttora in Belgio grazie anche al ricorso in appello. Targnion ha però aggiunto che gli inquirenti stanno cercando anche un secondo adolescente, sempre sui quindici anni, anche lui fortemente radicalizzato.

La questione delle mancate espulsioni di soggetti pericolosi in Belgio è destinata a crescere: oggetto di obbligo di lasciare il Paese era anche l’algerino autore dell’attacco di Charleroi. Attacco rivendicato domenica scorsa da Daesh, che ha definito l’algerino un «soldato » del Califfato. Ieri i media belgi hanno riferito che l’aggressore, noto con le iniziali K.B., 33 anni, morto in ospedale dopo che una terza poliziotta gli ha sparato per fermarlo, era giunto in Belgio nel 2012 ma si era visto respingere due volte la richiesta di regolarizzazione, nel 2013 e nel 2014. Il sindaco di Farciennes (la località dove risiedeva), Hugues Bayet, aveva firmato un ordine di espulsione nell’ottobre 2014.

Anche l’algerino, però, era rimasto tranquillamente in Belgio e, del resto, le autorità algerine avevano rifiutato di riprenderselo. Secondo i media belgi, l’uomo, già fermato in passato per reati minori, ha agito da solo: la polizia non ha trovato armi nel corso di perquisizioni nel suo entourage familiare. I sindacati di polizia belgi, intanto, sono in subbuglio, hanno chiesto un incontro speciale al governo e chiedono misure aggiuntive di sicurezza.

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