martedì 30 luglio 2019
In un comunicato la conferenza episcopale spiega che la morte del leader è un segnale dell'aggravarsi della crisi socio ambientale che si sta dimostrando fatale per i popoli dell'Amazzonia
Vescovi preoccupati dopo l'omicidio di un capo indigeno
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VESCOVI BRASILIANI PREOCCUPATI PER OMICIDIO DI CAPO INDIGENO

“Siamo preoccupati per le circostanze nelle quali è morto il leader etnico Wajãpi, il 24 luglio scorso, nello stato di Amapá”. E’ la presidenza della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), in un comunicato diffuso da poco, ad intervenire sull’ uccisione del capo indigeno, Emira Wajãpi, avvenuta nel fine settimana, nello Stato dell’Amapá.

A finire il leader locale, guida di una comunità di poco più di mille indios, è stata una banda di circa 50 garampeiros, i cercatori d’oro e pietre preziose. L’omicidio, secondo i vescovi brasiliani, è un segnale “dell’aggravarsi della crisi socio-ambientale che si sta dimostrando fatale per i popoli dell’Amazzonia e, in particolare, per i popoli indigeni”.

La voce della Conferenza episcopale segue i comunicati del Consiglio indigenista missionario (Cimi) e della Pastorale della terra (Cpt). I vescovi segnalano che quanto è accaduto rafforza ciò che l’episcopato brasiliano ha indicato nel messaggio diffuso a maggio di quest’anno, nella sua 57esima assemblea: “Dobbiamo essere una nazione di fratelli e sorelle, eliminando qualsiasi tipo di discriminazione, pregiudizio e odio. Siamo responsabili l’uno dell’altro”.

I vescovi invitano anche a “trovare modi per superare i processi di distruzione e sfruttamento, potenzialmente letali, che minano la Casa comune e violano i diritti umani fondamentali della popolazione”. Anche la Rete ecclesiale panamazzonica – Repam del Brasile, in un comunicato, interviene esprimendo “tristezza e cordoglio”, ma anche “indignazione nel vedere i nostri fratelli spazzati via a causa di un progetto politico ed economico che non tiene in considerazione la dignità umana e la vita delle persone”.

L’omicidio del capo indigeno Emira Wajãpi è stato condannato anche dalla superiora generale delle Suore Missionarie Scalabriniane, suor Neusa de Fatima Mariano. In un comunicato, ripreso dalle agenzie di stampa, la religiosa definisce “davvero allarmante” l'operazione di distruzione delle popolazioni indigene del Brasile.

“È incredibile come oggi ci siano sfruttatori di ricchezze naturali che, per i loro interessi economici, abbiano la possibilità di entrare nel Nord della Foresta Amazzonica e uccidere un leader delle comunità Wajãpi. Così vogliono apertamente invadere un territorio, distruggere la loro società e devastare un habitat straordinario". Secondo suor Neusa “i discorsi di odio del governo brasiliano stimolano queste azioni violente. Invece il governo dovrebbe fare il contrario: rispettare le popolazioni indigene. adottare misure contro l'invasione delle loro zone e sostenere i loro diritti".

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