giovedì 14 ottobre 2021
L'obiettivo di contenere l'aumento delle temperature a 1,5 gradi è sempre più lontano: «Speriamo di avvicinarci a questo target, ma ci sarà un divario»
L'inviato del predente Biden per il clima, John Kerry

L'inviato del predente Biden per il clima, John Kerry - Reuters

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John Kerry, inviato speciale degli Stati Uniti per il clima, è molto cauto: l'attesa Conferenza Onu di Glasgow (Cop26), in programma dal 31 ottobre, potrebbe fallire. Secondo il diplomatico, il vertice, vissuto dalla comunità internazionale come "l'ultima, migliore occasione" per frenare il surriscaldamento globale e mettere al sicuro il futuro dell'umanità, rischia di non raggiungere uno degli obiettivi più importanti della partita: ridurre le emissioni derivate dai combustibili fossili per contenere l'aumento delle temperature a 1,5 gradi. "Speriamo di avvicinarci a questo target - ha avvertito - ma ci sarà un divario".
Kerry non è l'unico ad aver espresso perplessità sulla riuscita di Cop26. Il mese scorso, il premier britannico Boris Johnson, pure interessato a fare della manifestazione un successo per reclamare il peso politico del Regno Unito post-Brexit, ha messo in dubbio la possibilità che possa essere raggiunto un altro traguardo essenziale: lo stanziamento da parte dei Paesi ricchi dei 100 miliardi di dollari all'anno necessari a sostenere la transizione ecologica delle nazioni povere.
Il tempo stinge. Le negoziazioni tra i Paesi di tutto il mondo sono alle battute finali prima di arrivare a Glasgow dove i leader dovranno giocare a carte scoperte. È lì, ha sottolineato Kerry, che capiremo "chi sta facendo la propria parte e chi no".

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