venerdì 1 febbraio 2019
Il presidente autoproclamato: la fine del sostegno dei militari nei confronti di Maduro sarà «cruciale». Cinque giornalisti stranieri arrestati
Juan Guaidó assieme ai medici scesi in strada per protesta a Caracas (Ansa)

Juan Guaidó assieme ai medici scesi in strada per protesta a Caracas (Ansa)

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Via libera dalla miniplenaria del Parlamento europeo alla risoluzione non legislativa che riconosce Juan Guaidó
Caracas, come presidente legittimo ad interim del Venezuela. I deputati europei hanno esortato l'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e gli Stati membri a fare altrettanto fino a quando non saranno indette nuove elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili per ripristinare la democrazia. In una risoluzione non vincolante, adottata con 439 sì, 104 no e 88 astensioni, i deputati ribadiscono il loro pieno sostegno all'Assemblea nazionale, l'unico organo democratico legittimo del Venezuela, i cui poteri devono essere ripristinati e rispettati, comprese le prerogative e la sicurezza dei suoi membri. Dopo il riconoscimento del presidente ad interim, l'Ue e i suoi Stati membri dovrebbero riconoscere i rappresentanti nominati dalle autorità legittime, aggiunge il Parlamento europeo. I deputati condannano inoltre la feroce repressione e la violenza, che hanno provocato vittime, e chiedono alle autorità venezuelane de facto di far cessare tutte le violazioni dei diritti umani e far sì che i responsabili siano chiamati a renderne conto. A questo proposito, sostengono la richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite di condurre un'indagine
indipendente e completa sulle uccisioni perpetrate.

Intanto Juan Guaidó ha avuto «contatti segreti» con alcuni esponenti di primo piano delle forze armate venezuelano. Lo ha scritto lo stesso presidente autoproclamato del Venezuela nonché capo dell'opposizione al governo di Nicolas Maduro in un articolo pubblicato dal New York Times: la fine del sostegno dei militari nei confronti di Maduro sarà «cruciale», afferma Guaidò, «per mettere in atto un cambiamento nel governo, e la maggioranza di coloro che attualmente sono in servizio sono d'accordo con il fatto che i recenti rivolgimenti sono insostenibili per il Paese». In un messaggio inviato precedentemente ai militari schierati contro i manifestanti anti-Maduro il capo dell'opposizione aveva inviato un messaggio diffusa dall'università di Caracas: "Non sparate a persone che stanno facendo delle richieste anche per le vostre stesse famiglie».
«Abbiamo offerto l'amnistia a tutti coloro che non si siano resi colpevoli di delitti contro l'umanità», afferma ancora Juan Guaidò nell'articolo pubblicato dal New York Times. Il presidente autoproclamato ribadisce anche che «per mettere fine al regime di Maduro riducendo al massimo il rischio che scorra il sangue», è necessario il sostegno dei governi a favore della democrazia in tutto il mondo. «Ancora una volta affrontiamo la sfida di ricostruire la nostra democrazia e di ricostruire il Paese, questa volta in mezzo ad una crisi umanitaria e all'illegale occupazione della presidenza da parte di Maduro», scrive Guaidò nell'articolo pubblicato dal quotidiano statunitense, ricordando che nel Paese «persistono gravi carenze di medicinali e di cibo, mentre sono collassate infrastrutture essenziali e il sistema sanitario». Non solo. Il leader dell'opposizione venezuelana ricorda anche che «un numero crescente di bambini soffre di denutrizione e sono riemerse malattie che in passato erano state sradicate. Abbiamo uno dei tassi di omicidio più alti del mondo, aggravato dalle brutali repressioni da parte del governo sui manifestanti. Una tragedia che ha causato l'esodo più grande della storia dell'America latina, con 3 milioni di venezuelani che vivono ormai fuori dal Paese”.
Intanto continua la “caccia” ai giornalisti stranieri. Cinque reporter sono stati arrestati dalle forze di sicurezza venezuelane. Due dei giornalisti fermati sono francesi, due sono colombiani e uno viene dalla Spagna. Gli ultimi tre sono inviati dell'agenzia di stampa spagnola Efe. Il loro fermo è stato reso noto dal capo della redazione dell'Efe in Venezuela, Nelida Fernandez.
Due giornalisti francesi del programma televisivo erano stati fermati insieme ad un producer locale mentre stavano filmando fuori dal palazzo presidenziali. Ulteriori due inviati della tv cilena erano stati arrestati martedì notte sempre vicino al palazzo presidenziale e tenuti in stato di fermo per 14 ore prima di venire espulsi dal Paese, come confermato dal ministro degli Esteri cileno Roberto Ampuero. La motivazione del loro arresto era che «lavoravano in una zona di sicurezza». «Questo è quello che si fa nelle dittature. Calpestare la libertà di stampa», ha scritto il ministro su Twitter. Senza citare esplicitamente questi ultimi arresti, il ministro degli Esteri di Caracas aveva detto che dei giornalisti stranieri erano entrati nel Paese senza gli specifici permessi di lavoro.

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