mercoledì 3 febbraio 2021
Abissale la sperequazione con le nazioni a basso reddito, nessuna delle quali ha avviato una campagna di inoculazioni contro il Covid-19. A rilento l’iniziativa Covax per l’equo accesso ai farmaci
Vaccinazioni contro il Covid-19 in Argentina

Vaccinazioni contro il Covid-19 in Argentina - Ansa

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Era il 18 gennaio quando il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, offrì un dato-choc sull’andamento delle vaccinazioni contro il coronavirus nel mondo. «Oltre 39 milioni di dosi sono state inoculate in almeno 49 Paesi ad alto reddito – disse –. Solo 25 dosi sono state invece somministrate in un solo Paese a basso reddito. Non 25 milioni, non 25mila, ma solo 25». Il Paese in questione era la Guinea, che aveva appena vaccinato il presidente Alpha Condé e altri alti papaveri grazie a una mini fornitura sperimentale da 55 dosi totali del vaccino russo Sputnik V. Due settimane dopo, mentre le dosi di vaccino somministrate nel mondo hanno raggiunto quota 101 milioni in 64 Paesi, la sperequazione continua ad essere abissale. C’è dunque un mondo, quello dei Paesi ricchi, che ha cominciato la sua corsa contro il Covid-19 e che ha raggiunto ormai un ritmo di 4,25 milioni di dosi di vaccino inoculate al giorno, e un altro che, nonostante i ripetuti appelli di Papa Francesco, dell’Oms e di moltissime organizzazioni della società civile, è costretto a restare a guardare.

Gli ultimi dati complessivi, diffusi da Bloomberg, mostrano che i Paesi con un reddito pro capite alto (secondo la classificazione della Banca Mondiale), che ospitano solo il 16 per cento della popolazione mondiale, hanno somministrato il 65% delle dosi di vaccini totali. Nessun Paese a basso reddito, invece, pur ospitando il 35% degli esseri umani, ha potuto avviare una campagna di vaccinazione di massa. A livello assoluto in testa ci sono gli Stati Uniti (32,8 milioni di dosi somministrate, ovvero 10 ogni 100 abitanti) e la Cina (24 milioni di dosi), poi il Regno Unito (9,7 milioni di dosi). Israele, quarto con 4,9 milioni di dosi, è il Paese che ha somministrato più dosi ogni 100 abitanti, ovvero 55. L’Italia è decima, con 2 milioni di dosi, 3,3 ogni 100 abitanti. Tra i Paesi ricchi, in ritardo ci sono Giappone, Corea del Sud e Australia, i cui enti regolatori hanno adottato un approccio più cauto ma che dovrebbero iniziare le vaccinazioni nella seconda metà di febbraio. Tra i poveri, sono in ritardo tutti. «La pandemia ha messo allo scoperto la difficile situazione dei poveri e la grande ineguaglianza che regna nel mondo», denunciava già lo scorso agosto Papa Francesco.

L’accaparramento dei vaccini da parte dei Paesi ricchi, i pochi fondi, le norme locali sull’approvazione dei farmaci e i requisiti necessari per la catena del freddo sono tutti elementi che stanno rallentando l’afflusso di vaccini nel Sud del mondo. L’iniziativa Covax, il programma internazionale per l’acquisto e l’equa distribuzione dei vaccini nel mondo (intende fornire, in 92 Paesi a medio e basso reddito compresa tutta l’Africa, vaccini per almeno il 20% della popolazione), è andato a rilento. Finora sono stati raccolti 6 miliardi di dollari su un obiettivo di 8 miliardi con prenotazioni per 2 miliardi di dosi di vaccino, 600 milioni delle quali per il continente africano.

Non tutte queste dosi, però, saranno disponibili quest’anno: vi rientrano, ad esempio, 500 milioni di dosi del candidato vaccino sperimentale di Johnson & Johnson, con consegne finali previste nel 2022. Pfizer fornirà alla Covax appena 40 milioni di dosi entro il primo trimestre 2021, mentre sono 100 milioni le dosi del vaccino AstraZeneca per l’iniziativa. In Africa le prime limitate “dosi Covax” dovrebbero essere inoculate a marzo, mentre Bolivia, Colombia, El Salvador e Perù saranno i primi Paesi in America Latina a dividersi da metà febbraio le prime 378mila “dosi Covax” (tramite Pfizer) nella regione.

Oltre alla Covax, si muovono, spesso a caro prezzo, i singoli Paesi e le organizzazioni locali, con accordi con le singole aziende farmaceutiche. Il Sudafrica, il Paese africano più colpito dal Covid-19, ha acquistato 1,5 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca a 5,25 dollari a dose, più del doppio del prezzo riservato ai Paesi Ue. Tre dollari è invece il prezzo strappato a dose alla stessa azienda dall’Unione Africana. In totale l’organismo regionale si è assicurato 270 milioni di dosi di vaccino per un continente abitato da 1,2 miliardi di persone. Solo 50 milioni di queste dosi, fornite da Pfizer, AstraZeneca e Johnson & Johnson, saranno disponibili tra aprile e giugno. Per le altre toccherà aspettare ancora.

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