venerdì 7 aprile 2017
Trump ha agito al di fuori del diritto internazionale. E questo aumenterà le fratture fra i leader pro e contro il regime di Assad. Dilatando i tempi di una guerra che ha già fatto 400mila morti
Il presidente americano Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)

Il presidente americano Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)

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I ribelli dicono che non basta un solo attacco, il Pentagono si affanna a ribadire che è stata un’azione isolata. Di fatto è stato passato il punto di non ritorno in Siria. O meglio: da ora in poi ogni atto successivo non può che essere la guerra in campo aperto. I tecnici spiegano che le decine di missili da crociera sparati dalle navi americane non sarebbero arrivati a bersaglio senza che i russi si girassero dall’altra parte. Tra le prime telefonate, stanotte, di Trump c’è stata sicuramente quella al Cremlino. Anche perché il sistema anti-missile russo dispiegato a Damasco avrebbe potuto tranquillamente neutralizzarli quei 59 Tomahawk. Ma non lo hanno fatto, perché l’ordine “politico” di Putin probabilmente era diverso.

Ma ora la situazione diventa estrema. Donald Trump, come il suo predecessore George Bush per l’Iraq, ha agito fuori da ogni diritto internazionale. Senza mandati Onu e proprio mentre da un lato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è paralizzato e dall’altro tutti sono concordi solo sul fatto che un’inchiesta internazionale sulle responsabilità è indispensabile.

L’"uso interno” dell’azione del novello presidente americano è chiaro. Così come il messaggio lanciato al regime nordcoreano, proprio mentre incontrava il collega cinese Xi "protettore" suo malgrado di Pyongyang. Meno chiara – come del resto ha abituato l’opinione pubblica in questi oltre due mesi di “regno” – è invece l’utilità finale. Sembra un gesto dettato dalla fretta e soprattutto a puro uso di facciata. Per certi verso l’azione militare somiglia tanto a quella di Clinton nell’agosto del 1998 dopo l’attacco alle ambasciate americane in Africa: missili punitivi sul regime sudanese di Bashir, accusato di avere ospitato Benladen, altri missili in Afghanistan e poco altro. La portata, insomma, a medio e lungo termine dell’operazione siriana di Trump non la vede praticamente nessuno. Allungherà la guerra? Probabilmente sì. Farà il gioco del Daesh, ormai messo alle strette consentendo la possibilità di allungare i tempi di resistenza? È molto verosimile.

Senza dubbio peggiorerà i rapporti tra Usa e Russia, aumenterà le fratture tra i leader pro e contro Bashar al-Assad. E due saranno le vittime. Per prima la verità sui fatti, sulle responsabilità e sui sei anni di guerra. E ancora prima quelle centinaia di migliaia di civili uccisi da carnefici di entrambe le parti, dagli assedi, da armi chimiche e convenzionali. Scandalizzano gli 84 morti dei gas e il (giusto) “battage” che ne è seguito, ma scandalizzano ancora di più, spesso senza “battage” i 400mila assassinati dal marzo del 2011.

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